In Puglia, a Foggia, ci sono le uova e i pomodori ad attenderlo. Ed è questo il benvenuto degli antagonisti a Matteo Salvini. Scene già viste domenica anche a Lecce: cariche della polizia ai manifestanti, fumogeni e tensione. Scene accolte dal lumbard, sceso a conquistare il Sud, così: «E il ministro Alfano che fa? Deve riuscire a garantirmi la libertà d'espressione». Chi gli sta vicino sa che «ormai fa parte del pacchetto», la contestazione.
In serata, invece, i saluti sono romani.
Al Brancaccio ci sono anche i leghisti romani, che nell'Aula Giulio Cesare hanno un consigliere, Marco Pomarici. L'accoglienza al Brancaccio è da stadio. Salvini arriva puntuale, ma passa da un'entrata secondaria. In più di mille lo aspettano. Non c'è il clima di Foggia. Perché «il patto di buon vicinato è stato rispettato», spiegano dalla Questura.
Lui non si fa pregare: «L'Unione europea è una associazione a delinquere. Non l'Europa che può tornare ad essere un grande sogno. La burocrazia che hanno costruito è delinquenziale». E poi le primarie, con dedica a Berlusconi: «Non mi metterei mai a capo di una armata brancaleone di centrodestra ma, in ogni caso, il leader della coalizione alternativa a Renzi lo dovranno scegliere le piazze d'Italia».
Salvini annulla la visita alla Garbatella - il quartiere rosso diventato iper pop grazie alla serie dei Cesaroni - che nei giorni scorsi si era ribellato. Testimonial del «no Salvini, no», l'attore Claudio Amendola, protagonista di un video con le voci di un quartiere che «non vuole i razzisti».
LA RINUNCIA
Mobilitazione alta nella zona, presidio culturale a Casette rosse e antagonisti sul piede di guerra: la Questura ha sconsigliato il tour. Ed è stata rimandata a data da destinarsi pure l'inaugurazione della sede romana di ”Noi con Salvini”, in Prati, imbrattata di vernice la notte di domenica.
Un clima che ha fatto ripiegare il leader della Lega sul classico: il comizio al Brancaccio. Che di fatto ha dato forza a un cartello che a Roma è realtà: si chiama Sovranità, sono i fascio-leghisti, non risparmiano fendenti al sindaco Marino ma proprio dalla Capitale provano a strutturarsi. La responsabile delle donne è Barbara Mannucci, deputata Pdl a 26 anni. E poi volti nuovi e vecchi della destra capitolina. Tutti convinti che «questo è l'unico Matteo bono». Salvini alle 10 di sera prende la parola, teatro pieno, musica celtica in sottofondo. Segue il coro: «Un capitano, c'è solo un capitano». Il clima è da curva, senza fumogeni.