La sfida di Fitto: basta fare i gregari di Renzi e Salvini Mezza FI è con lui

La sfida di Fitto: basta fare i gregari di Renzi e Salvini Mezza FI è con lui
di Sonia Oranges
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Giovedì 27 Novembre 2014, 06:08 - Ultimo aggiornamento: 28 Novembre, 08:24

ROMA - «Non possiamo essere sempre gregari: né Forza Renzi, né Forza Salvini»: le parole di Raffaele Fitto, europarlamentare azzurro e capofila del dissenso interno a Forza Italia, sono risuonate assai dure, ieri pomeriggio, nel parlamentino di Palazzo Grazioli, dov'è tornato a riunirsi il Comitato di presidenza del partito, proprio su richiesta di Fitto. Un j'accuse figlio stavolta del brutto risultato in Calabria ed Emilia Romagna, che il leader Silvio Berlusconi ha ascoltato in silenzio, prendendo appunti. Evitando accuratamente di alzare i toni. Anche quando Fitto ha parlato di «una linea politica che confonde gli elettori di Forza Italia», quando «è invece indispensabile un rilancio su temi e contenuti a partire dall'economia». Per l'europarlamentare pugliese, «c'è troppa renzologia e troppa salvinologia, commentiamo l'attività degli altri anziché essere protagonisti». E ha aggiunto, riferendosi al patto del Nazareno: «Va bene, ma bisogna mantenere la schiena dritta», pena essere relegati, come accaduto in Emilia Romagna, al ruolo di «comparse, regalando una candidatura alla Lega, scelta sulla quale non c'è stata, prima, una discussione».

Il problema, dunque, sarebbe prima di tutto di metodo: «Serve uno choc organizzativo in Fi, bisogna rimettere tutto in mano agli elettori per avere una partecipazione», ha concluso Fitto, rilanciando il tema delle primarie «posto da mesi perché, in caso contrario, saranno gli alleati nel centrodestra a trascinare il partito» in una consultazione dal basso.

Un'istanza già rilanciata in mattinata, quando Fitto aveva confermato di non avere alcuna intenzione di lasciare Forza Italia, dichiarando che «le primarie valgono per tutti all'interno del partito», anche per Berlusconi.

LE TENSIONI

Ma l'ex Cavaliere non è caduto nella trappola della provocazione, ha ascoltato da spettatore gli interventi susseguitisi nella riunione fiume, durata oltre tre ore, concedendo un parziale passo indietro dall'endorsement in favore del segretario leghista Matteo Salvini di martedì sera: «Le mie parole sono state strumentalizzate. Ho detto che Salvini è un potenziale leader, ma non che sarà lui». Berlusconi si è mostrato soddisfatto per l'andamento del dibattito, aggiornato alla prossima settimana «per raccogliere le idee su come rifondare Forza Italia». Un modo per gettare acqua sul fuoco della polemica. Ma non è detto che riesca. Fitto, infatti, sembra intenzionato ad andare avanti. «Le nostre proposte e le nostre valutazioni restano sul tavolo», ha ribadito al termine del vertice.

LE CARICHE

Riproponendo la questione dell'azzeramento delle cariche: «E' doveroso. Bisogna che eleggiamo la nostra classe dirigente con un sistema dal basso. Dobbiamo recuperare sui contenuti e domani pomeriggio faremo una grossa iniziativa proprio per parlare di questo, di come recuperare il contatto con gli elettori, e penetrare nei territori». Un confronto con il mondo del lavoro, da Confindustria a Confesercenti, che potrebbe ufficializzare la nascita della corrente di Fitto. Che conterebbe già su una cinquantina di parlamentari, 20 senatori e una trentina di deputati. Una mina che Berlusconi non intende innescare. E infatti, sull'uscio di Grazioli, ha invitato Fitto a pranzo, per continuare il confronto. E smussare ulteriormente gli spigoli. Quello che sta più a cuore all'ex Cavaliere, in questo momento, è tenere unito il partito, e mantenere dritta la barra del patto del Nazareno. Ieri pomeriggio, è tornato a ringraziare Denis Verdini, ribadendo che l'accordo con Renzi deve andare avanti «anche perché tra i suoi punti principali c'è quella dell'elezione del nuovo capo dello Stato», avrebbe detto. E avrebbe indicato come il 20 gennaio la data in cui il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano intenderebbe rassegnare le dimissioni. Fino ad allora, la priorità sarà mantenere il partito compatto.