Caos FI, Fitto: pronto a lasciare la Camera
Alta tensione dopo l'esclusione dei parlamentari

Berlusconi e la Pascale (Foto Di Meo/Ansa)
di Claudio Marincola
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Mercoledì 26 Marzo 2014, 08:32 - Ultimo aggiornamento: 27 Marzo, 16:31
Dire che hanno un diavolo per capello un tenue eufemismo. Sono incavolati neri, furibondi. L’idea che proprio loro, Raffaele Fitto e Claudio Scajola debbano farsi da parte per far spazio al rinnovamento conferma un sospetto diffuso ma inconfessabile. Sospetto che forse entrambi avevano da tempo: la quasi certezza che l’ultimo anello del cerchio magico di Berlusconi sia «in confusione». Si spiega così la sfida di Fitto: «Se dovesse permanere la tesi di non candidare i parlamentari nazionali sono pronto a dimettermi dal Parlamento». Sfida che il consigliere politico Toti non esclude e accoglie come «una strada seria».

GLI INGRATI

Intanto seduto su un divanetto di Montecitorio, l’ex governatore pugliese medita. Cerca una ragionevole spiegazione. Vorrebbe sentirsi dire il vero motivo per cui vogliono escluderlo dalle liste. Proprio lui che ha riempito le piazze e i palazzetti di fedelissimi nei giorni della decadenza. «Mai come in questo momento è importante il ruolo di chi è espressione del territorio», si limita a dire, con aplomb british. Berlusconi ha lanciato l’invito a «mettere da parte gli egoismi e le rendite di posizione». Parole che lette in un certo modo suonano come accuse. I colonnelli sono convinti che dietro certe frasi si celi lo zampino del «cerchio», di Toti, Fiori, Verdini e di Maria Rosaria Rossi. Avrebbero convinto il 78enne ex Cavaliere che «certi nomi» in un momento delicato come questo sarebbero di peso. «Nella segreteria nazionale Renzi ha messo persone di trent’anni anche noi dobbiamo fare lo stesso», ha ripetuto lo stesso Berlusconi incontrando di recente il coordinatore romano, Bordoni. Segno che certe cose lui le pensa e le dice, non ha bisogno di essere influenzato. E nel Lazio in pole position per un posto in lista ci sarebbero Ciocchetti e il presidente della Provincia di Latina, Cusani.



«NON LO DISTURBO»

E Scajola? Si era messo a disposizione. Qualche ora dopo gli è stato recapitato l’invito all’autorottamazione. Dispiaciuto? «Avevo dato la mia disponibilità - mette alla prova il suo self control l’ex ministro di Imperia -: sono elezioni difficili. La gente vede l’Europa lontana. Il voto di protesta sarà molto forte e noi ci presentiamo senza Berlusconi, un handicap. Dobbiamo obbligare tutti coloro che hanno capacità di mobilitazione a scendere in campo. Ecco perché certe scelte mi sembrerebbero incomprensibili». E il rinnovamento? «Ci deve essere ma cum grano salis, mischiando novità ed esperienza. Una lista è formata da 15/20 nomi, la rosa di una squadra di calcio. Capirei le difficoltà se si dovesse scegliere l’uno o l’altro ma a noi basta prendere chi è più in forma». Scajola non sente il «capo» da tempo. Non lo ha chiamato e non lo farà «non voglio disturbare». Approva l’eventuale candidatura dei figli Piersilvio, Marina e Barbara, «persone affermate, e che in una lista starebbero bene» e, qualora decidesse in questo senso, della Pascale «una donna intelligente, anche se non so quanto una sua candidatura sarebbe popolare». In questo momento FI teme la scadenza del 10 aprile, quando i giudici dovranno decidere se affidare il leader maximo ai servizi sociali o dargli i domiciliari. Berlusconi però non sembra scosso dalle lotte interne: «Di magico a Forza Italia ci sono solo io che dopo 20 anni di guerra che mi hanno fatto sono ancora qui vivo e vegeto».
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