Il governo in quell'occasione ha approvato lo schema di decreto legislativo per il recepimento della direttiva Ue n.1 del 2013 che «modifica la precedente normativa europea in materia di esercizio del diritto di eleggibilità alle elezioni del Parlamento europeo per i cittadini dell'Unione che risiedono in uno Stato membro di cui non sono cittadini». Il decreto, sul quale dovranno essere acquisiti i pareri delle commissioni parlamentari di merito, non risulta ancora trasmesso alle Camere. L'iter, insomma, è in corso ma non sembra in 'corsa', nel senso che prima o poi arriverà alla meta della piena attuazione: entro il 28 gennaio 2014, secondo quanto stabilito dalla direttiva stessa. Il cui primo articolo dispone che «ogni cittadino dell'Unione che risiede in uno Stato membro senza averne la cittadinanza e che per effetto di una decisione giudiziaria individuale o di una decisione amministrativa, purchè quest'ultima possa essere oggetto di ricorso istituzionale, è decaduto dal diritto di eleggibilità in forza del diritto dello Stato membro di residenza o di quello dello Stato membro d'origine, è escluso dall'esercizio di tale diritto nello Stato membro di residenza in occasione delle elezioni al Parlamento europeo».
Sono previsti inoltre meccanismi di comunicazione tra Stati, da effettuarsi in cinque giorni, e la designazione di un «referente incaricato di ricevere e trasmettere tutte le informazioni» relative al soggetto, e precisamente sulla circostanza che il cittadino dell'Ue che voglia candidarsi in uno Stato membro di residenza «non sia decaduto da tale diritto nello Stato membro d'origine», come sarebbe il caso, appunto, di Silvio Berlusconi. Insomma, sulla carta gli spiragli si restringono sempre più, senza contare che, come noto, all'ex premier è stato ritirato il passaporto e ha scelto Roma come residenza. E quando la direttiva sarà stata recepita, il diritto della legge Severino sarà 'veicolato' nel circuito europeo e sulla 'candidatura' Berlusconi peserebbe il macigno della sentenza sui diritti tv.
In attesa della trasmissione alle Camere e dei pareri delle commissioni, ultima chance ipotizzata in ambienti parlamentari potrebbe essere che un leader amico (di un Paese europeo senza l'equivalente della legge Severino e che non abbia recepito la direttiva Ue) conferisse a Berlusconi la cittadinanza, onoraria o meno.
Tra i 26 partner chiamati alle urne, chissà che non se ne trovi qualcuno.