Enrico Letta, una storia politica da enfant prodig

Enrico Letta, una storia politica da enfant prodig
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Domenica 19 Aprile 2015, 22:03
Dopo essere stato il più giovane vicesegretario di un partito, il più giovane ministro e uno dei più giovani presidenti del Consiglio, da oggi Enrico Letta sarà anche il più giovane politico ad uscire dal Parlamento e dalla politica attiva.

Il che conferma il suo profilo da «enfant prodige» dei Palazzi del potere. Alto e precocemente calvo, con gli occhialini da studioso, il sorriso gentile sempre sulle labbra, Enrico Letta fa pensare al compagno di banco secchione ma simpatico, che ti passa il compito in classe. E in effetti il suo «cursus honorum» è quello del «bimbo prodigio».



A 31 anni, nel gennaio del 1997, Franco Marini lo chiama come vice segretario del Ppi; nel novembre 1998 diventa, a 32 anni, il più giovane ministro della storia della Repubblica (battendo Andreotti che lo era stato a 35 anni), quando è nominato ministro per le Politiche comunitarie con il governo D'Alema. Nel 2000 passa al dicastero dell'Industria, dove rimarrà con D'Alema e Amato presidenti del Consiglio fino al 2001.



Nell'aprile del 2013, a 46 anni, l'allora presidente Napolitano lo chiama a guidare il complicato governo di larghe intese: il secondo - all'epoca - più giovane presidente del Consiglio, nella storia della Repubblica, dopo Giovanni Goria che lo divenne a 43 anni. Ma alle spalle di tutto ciò c'è un solido percorso formativo. Letta ha frequentato la scuola dell'obbligo a Strasburgo, dove ha vissuto per anni con la famiglia, quindi in un clima europeo ed europeista. Poi si è laureato in Diritto internazionale a Pisa, città in cui era nato il 20 agosto del 1966, ed ha conseguito un Dottorato in Diritto delle Comunità Europee presso la prestigiosa Scuola di Sant'Anna. Questo percorso, unito a quello di impegno con i giovani della Dc, lo porta ad incrociare nel 1990 Beniamino Andreatta di cui diverrà il discepolo prediletto, tanto da andare a dirigere nel 1993 l'Arel.



A livello politico Letta segue il passaggio dalla Dc al Ppi e quando nel 1995, sotto la segreteria di Rocco Buttiglione, avvenne la spaccatura tra chi vuole allearsi con Berlusconi e chi vuole lanciare l'Ulivo con Prodi, egli sceglie questa seconda strada. E da allora è sempre stato un convinto ulivista: ha appoggiato la nascita della Margherita nel 2001 con la confluenza di Ppi, I Democratici, Rinnovamento italiano, e Udeur; è stato sottosegretario alla presidenza con Romano Prodi nel 2006; e nella primavera 2007 fu tra i promotori del matrimonio di Margherita e Ds per dar vita al Pd.



Alle primarie dello stesso anno Enrico Letta sfida Walter Veltroni, pur sapendo che questi è il vincitore designato, e ottiene un inaspettato 11 per cento dal quale nascerà poi la sua corrente che si è consolidata in questi anni ma sciolta al momento della defenestrazione da Palazzo Chigi, per evitare ulteriori spaccature nel Pd. E poi c'è il sodalizio con Pier Luigi Bersani, nato a Strasburgo dove furono entrambi parlamentari europei tra il 2004 e il 2006. In quegli anni, di opposizione al governo Berlusconi, compirono assieme un viaggio in tutte le realtà produttive italiane che li fece apprezzare nel mondo imprenditoriale. Per questo quando Bersani vinse le primarie del Pd nell'ottobre 2009, propose Letta come vicesegretario all'Assemblea nazionale che lo voto ad ampissima maggioranza. Milanista, giocatore di Subbuteo, Enrico Letta è sposato con una giornalista ed ha tre figli ancora piccoli.



Dopo l'uscita da Palazzo Chigi (famoso è rimasto il «gelo» col successore Renzi al momento del passaggio delle consegne, che nemmeno guardò al momento della stretta di mano) Enrico Letta si è prima preso una lunga pausa di silenzio, per poi iniziare una serie di conferenze in Italia e all'estero.
Gli inviti nelle scuole gli hanno atto maturare la decisione di scommettere sulla formazione delle future generazione, il suo prossimo impegno a Parigi. Sarà rettore della prestigiosa scuola di affari internazionali «Sciences Po».
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