De Luca: «La vera impresentabile è la Bindi: la querelerò»

De Luca: «La vera impresentabile è la Bindi: la querelerò»
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Venerdì 29 Maggio 2015, 17:37 - Ultimo aggiornamento: 21:50
«Io il capo degli impresentabili? Pinzellacchere, direbbe Totò». Vincenzo De Luca, candidato governatore Dem in Campania dal percorso assai tribolato, cerca di non perdere il buonumore neanche nel giorno più pesante da digerire.

Il venerdì che doveva essere il rush finale della campagna elettorale, e degli ultimi indecisi da convincere, diventa il giorno in cui doversi difendere dall'accusa di essere l'impresentabile per eccellenza nella lista stilata dalla Commissione Antimafia guidata dalla compagna di partito Rosy Bindi, e diffusa oggi a due giorni dalle elezioni. Passato il moto di stizza per il «fuoco amico», la reazione è in una nota in cui De Luca annuncia querela per diffamazione nei confronti della Bindi. Cosa che ripeterà di lì a poco ai giornalisti che lo raggiungono mentre registra un messaggio agli elettori in un tv locale. «Ho dato mandato al mio legale di querelare per diffamazione la professoressa Bindi», ironizza. «La sfido ad un dibattito pubblico entro la mattinata di domani - aggiunge - per poterla sbugiardare, e dimostrare che l'unica impresentabile è lei».



De Luca non rinuncia all'ironia anche in un momento in cui la rabbia è evidente: «Alla Bindi manderò un ringraziamento per i 100 mila voti in più che mi fa guadagnare». E contrattacca quando ricorda che tra gli sponsor politici del presidente dell'Antimafia c'è «uno dei peggiori esponenti della clientela politica in Campania, massimo produttore del debito sanitario, di cui illustrerò opere e virtù». Il candidato del Pd spiega come sia in atto «una strategia trasversale della confusione e dell'aggressione che ha un solo obiettivo: distrarre i cittadini dai problemi concreti» e parla di «una sola motivazione reale, un terrore trasversale che De Luca governi la Campania perchè hanno paura che arrivi qualcuno che faccia piazza pulita». «De Luca è ineleggibile. La sua è una candidatura contro la legge, oltre la legge»: lo attacca Stefano Caldoro, governatore uscente del centrodestra, tenendo distinta la vicenda della lista degli «impresentabili» della Commissione Antimafia rispetto a quella della legge Severino.



Ma l'ex sindaco di Salerno non arretra di un centimetro e non nasconde di essere al centro di un regolamento di conti interno al partito tra il segretario e la minoranza di cui Rosy Bindi è espressione. «Mi pare evidente - spiega - che questa campagna di aggressione, che sarebbe stata eccessiva anche per Totò Riina, ha un solo obiettivo: cercare di mettere in difficoltà il Governo nazionale e Renzi. L'aggressione vera è al segretario del partito per metterlo in difficoltà in vista delle Regionali».



Una strategia nazionale che passa dalla Liguria, dove c'è stata una scissione nel partito, alla Campania con il caso impresentabili: «È evidente - sottolinea - che c'è un attacco violento e nazionale alla leadership di Renzi.
E che queste sono vicende strumentali a quell'obiettivo». Non male per uno che si è sempre definito un «modesto artigiano della politica». «Comincio a pensare - chiosa prima di consegnarsi alla fine di una lunga giornata all'abbraccio dei suoi sostenitori - di essere diventato importante. Mi ritrovo al centro del mondo. E questa cosa, lo confesso, comincia perfino a gratificarmi».
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