Al piano terra di Palazzo Madama, per un pasto completo si spendono 10 euro, acqua compresa. Certo, sono tramontati i tempi in cui i parlamentari e i loro ospiti erano accolti e serviti da camerieri in livrea, pagando pochi spiccioli per ottimi manicaretti appena sfornati, tanto a compensare la differenza dei costi alla ditta appaltatrice del servizio, ci pensava l’amministrazione del Senato, pronta a farsi carico anche di 30 euro a pasto. Tanto che alla fine del 2011, fu l’allora presidente Renato Schifani a imporre un giro di vita, provando ad adeguando i prezzi al mercato: il risultato fu che i senatori snobbarono bistecche a 10 euro o piatti di pesce a 20, il ristorante chiuse e i dipendenti rimasero senza lavoro.
STESSI ARREDI, STESSO TUTTO
Fino alla scorsa estate, quando il locale all’interno di palazzo Madama ha riaperto i battenti, ma sotto mentite spoglie. Non più ristorante, ma tavola calda. In realtà, gli arredi sono gli stessi, i piatti pure e, a conti fatti, pure i prezzi sono concorrenziali, sfidando la forza di gravità del mercato della ristorazione nella capitale, che in centro diventa proibitivo. I senatori possono consumare un pasto completo (acqua inclusa) con una banconota da 10. Si sceglie tra insalate russe e non, piatti freddi di salumi e formaggi, verdure e affini, disponibili al self service.
Oppure, ci si rivolge al banco dei piatti caldi, dov’è esposto il menù del giorno: penne all’arrabbiata o pasta fredda con il taleggio, branzino con julienne di verdure, vitello al latte, fagiolini al burro e patatine al forno croccanti. Basta chiedere e il piatto arriva, cotto anche al momento su richiesta di celiaci e intolleranti vari. Il vino è a parte e costa quanto il pranzo, mentre altre bevande intaccano le ricche tasche dei senatori per 4,50 euro. Poco più avanti, golosi tortini e frutta fresca sono in bella vista.
Qui è venuto a pranzo Beppe Grillo nella sua ultima trasferta, bofonchiando che comunque era un privilegio da casta, qui comunque continuano a tornare anche i suoi uomini, a cominciare dall’agguerritissimo Andrea Cioffi, qui hanno pranzato Nichi Vendola e Dario Stèfano prima di andare a colloquio con Giorgio Napolitano. E sempre qui tornano anche gli ex, come una vecchia gloria ecologista come Alfonso Pecoraro Scanio, seduto poco distante da coppie (politiche) collaudate, come Ichino-Tonini o Romani-Caliendo.
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