Costi politica, alla buvette del Senato pennette, branzino e dessert a 10 euro

Costi politica, alla buvette del Senato pennette, branzino e dessert a 10 euro
di ​Sonia Oranges
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Giovedì 24 Luglio 2014, 23:01 - Ultimo aggiornamento: 25 Luglio, 09:37
Scusi, posso pagare con il pos?. No, mi spiace, noi non accettiamo carte di credito: incredibile ma vero, nella stagione della tracciabilità per tutti, proprio al fu ristorante del Senato, ora considerato tavola calda, il pagamento elettronico non è previsto. Tanto, come la giri e come la volti, ai senatori sono riservati prezzi che, in altri tempi, sarebbero stati definiti “politici”.



Al piano terra di Palazzo Madama, per un pasto completo si spendono 10 euro, acqua compresa. Certo, sono tramontati i tempi in cui i parlamentari e i loro ospiti erano accolti e serviti da camerieri in livrea, pagando pochi spiccioli per ottimi manicaretti appena sfornati, tanto a compensare la differenza dei costi alla ditta appaltatrice del servizio, ci pensava l’amministrazione del Senato, pronta a farsi carico anche di 30 euro a pasto. Tanto che alla fine del 2011, fu l’allora presidente Renato Schifani a imporre un giro di vita, provando ad adeguando i prezzi al mercato: il risultato fu che i senatori snobbarono bistecche a 10 euro o piatti di pesce a 20, il ristorante chiuse e i dipendenti rimasero senza lavoro.



STESSI ARREDI, STESSO TUTTO

Fino alla scorsa estate, quando il locale all’interno di palazzo Madama ha riaperto i battenti, ma sotto mentite spoglie. Non più ristorante, ma tavola calda. In realtà, gli arredi sono gli stessi, i piatti pure e, a conti fatti, pure i prezzi sono concorrenziali, sfidando la forza di gravità del mercato della ristorazione nella capitale, che in centro diventa proibitivo. I senatori possono consumare un pasto completo (acqua inclusa) con una banconota da 10. Si sceglie tra insalate russe e non, piatti freddi di salumi e formaggi, verdure e affini, disponibili al self service.



Oppure, ci si rivolge al banco dei piatti caldi, dov’è esposto il menù del giorno: penne all’arrabbiata o pasta fredda con il taleggio, branzino con julienne di verdure, vitello al latte, fagiolini al burro e patatine al forno croccanti. Basta chiedere e il piatto arriva, cotto anche al momento su richiesta di celiaci e intolleranti vari. Il vino è a parte e costa quanto il pranzo, mentre altre bevande intaccano le ricche tasche dei senatori per 4,50 euro. Poco più avanti, golosi tortini e frutta fresca sono in bella vista.



Qui è venuto a pranzo Beppe Grillo nella sua ultima trasferta, bofonchiando che comunque era un privilegio da casta, qui comunque continuano a tornare anche i suoi uomini, a cominciare dall’agguerritissimo Andrea Cioffi, qui hanno pranzato Nichi Vendola e Dario Stèfano prima di andare a colloquio con Giorgio Napolitano. E sempre qui tornano anche gli ex, come una vecchia gloria ecologista come Alfonso Pecoraro Scanio, seduto poco distante da coppie (politiche) collaudate, come Ichino-Tonini o Romani-Caliendo.
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