Fiat, contratti: addio salario fisso, scioperi solo a maggioranza

Fiat, contratti: addio salario fisso, scioperi solo a maggioranza
di Diodato Pirone
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Domenica 24 Maggio 2015, 06:28 - Ultimo aggiornamento: 6 Ottobre, 15:37
Sarà politicamente scorretta e anche grossolana sul piano tecnico, ma la sortita di Matteo Renzi sul «sindacato unico» è tutt'altro che una battuta. Dopo il Jobs Act, Renzi è deciso a dare uno scossone al moloch sindacale non tanto per mettere ordine in un ginepraio formato da 1.000 organizzazioni (fonte: Inps) quanto perché sa che la fine dell'inflazione ha seppellito anche il sistema della contrattazione nazionale fra imprese e sindacati o fra Stato e sindacati vecchio di oltre quarant'anni.



INNOVAZIONE GIÀ OPERANTE

Questa volta non siamo alle solite chiacchiere. Perché a fornire munizioni alla campagna del premier per la riforma della contrattazione è un documento ufficiale forgiato da una trattativa di sei mesi: il nuovo contratto Fiat (anzi Fca) appena siglato dal Lingotto e da tutti i sindacati (Fim, Uilm, Fismic, Ugl e Quadri) ad eccezione della Fiom. Un contratto particolare perché il Lingotto è fuori dal sistema di Confindustria.

Iniziamo dall'innovazione più importante: dopo una cinquantina d'anni, questo contratto Fca non prevede aumenti della parte fissa del salario. Gli aumenti per i prossimi quattro anni, consistenti perché per un operaio vanno da 6.000 a oltre 10.000 euro con crescita del salario fra l'8 e il 12%, sono concentrati nella componente variabile della busta paga.



E' vero che i sindacati si sono cautelati perché se l'inflazione dovesse tornare a bussare è prevista la riapertura della trattativa (fra 2 nni) , ed è vero che una parte degli aumenti (330 euro l'anno in 4 rate) sarà pagata a tutti i lavoratori, cassaintegrati compresi, a partire da questo mese ma resta il fatto che per 4 anni gli 80 mila lavoratori del sistema Fca (auto) e Cnhi (camion e trattori) saranno pagati in più se raggiungeranno determinati obiettivi. E se dovessero superare gli obiettivi medi i premi lieviteranno ancora di più.



Secondo gli osservatori più attenti, questo meccanismo può cambiare alla radice il patto fra impresa e lavoratori italiani. Dagli anni '60 in poi i lavoratori, tramite sindacati divisi e spesso in lotta fra loro, hanno puntato su contratti “poveri” ma che portavano a casa soldi sicuri. Ora questo contratto Fiat capovolge i vecchi punti di riferimento: l'azienda mette sul piatto un bel gruzzolo di denari ma chiede al lavoratore di darsi da fare per condividere due obiettivi: aumento degli utili e tagli dei costi delle fabbriche. Il contratto segna uno ”passaggio culturale” perché ora è (soprattutto) il prodotto e non più il contratto a garantire all'operaio salari meno anemici.



Un concetto che viene ribadito da un'altra innovazione dell'intsa Fca: gli aumenti saranno diversi da fabbrica a fabbrica (come anticipato il 12 ottobre dal Messaggero). Per capire questo passaggio va detto che tutti gli stabilimenti Fiat Chrysler nel mondo adottano un analogo sistema produttivo, il World Class Manufacturing, che assegna un punteggio in automatico ad ogni plant.



RITORNO AL PRODOTTO

Gli operai delle fabbriche con punteggio ”oro” (senza infortuni da anni, ordinate, green, senza assenteismo, molto produttive) riceveranno più o meno 600 euro in più se lo stabilimento ridurrà di un altro 4% i propri costi mentre chi lavora in stabilimenti al di sotto del livello ”bronzo” avrà circa 250 euro in più. E' evidente la spinta all'intera rete industriale a migliorare i propri livelli di qualità del lavoro.



Ma si possono reindirizzare sia l'impresa che il lavoro verso il prodotto senza nuove regole sindacali? Su questo punto l'innovazione del contratto Fca farà molto discutere: in pratica gli scioperi legati a problemi delle fabbriche saranno indetti a maggioranza non più dai sindacati ma da un vero e proprio parlamentino della fabbrica stessa composto dai delegati eletti con votazioni certificate. Dunque i delegati sindacali (circa 750 in Fca) dovranno tornare ad essere molto preparati professionalmente, come negli anni '70, perché saranno spinti a proporre tagli ai costi industriali per far scattare premi più alti ma potranno anche indire scioperi se l'azienda non dovesse ascoltare le loro istanze.



Questa nuova regola non è solo ”tecnica” perché fatalmente spingerà i 5 sindacati firmatari di Fca ad un processo unitario (qui si torna a Renzi) per la conquista della maggioranza dei delegati. Processo unitario che anche Fca sembra auspicare perché nelle fabbriche ad alta condivisione - come dimostrano le esperienze della Germania e degli Usa - un sindacato all'altezza è interesse dei lavoratori ma risolve anche molte grane all'impresa.