Consulta, ancora una fumata nera. Molte assenze in aula, ma il patto Pd-Forza Italia tiene

Consulta, ancora una fumata nera. Molte assenze in aula, ma il patto Pd-Forza Italia tiene
di Nino Bertoloni Meli
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Martedì 16 Settembre 2014, 01:16 - Ultimo aggiornamento: 12:08

Luciano Violante: 530 voti. Donato Bruno: 529 voti.

Non ce l’hanno fatta i due candidati di Pd e FI, nuova fumata nera in Parlamento per l’elezione dei due membri politici alla Consulta, ma dalle parti dei due partiti si respira adesso aria di ottimismo. «Giornata non proprio negativa, il patto tra Pd e FI tiene, ora stiamo lavorando su quelle schede bianche e gli assenti e vedrete che la cosa si risolve», ragionava in serata Lorenzo Guerini, il vice di Renzi al partito.

Solo una decina gli assenti dem, un po’ di più, una ventina, quelli forzisti.

Ma è proprio lì, sul grosso degli assenti, che adesso si stanno indirizzando sforzi e obiettivi dei maggiori gruppi. Hanno votato in 802. Son mancati all’appello 148 parlamentari, un bacino talmente vasto entro il quale pescare da far pensare che oggi alle 18, quando è stata riconvocato il Parlamento in seduta comune, sarà fumata bianca.

Il quorum per essere eletti rimane altissimo (570), più di quanti ne occorrono per il capo dello Stato dalla quarta lettura. Ma tant’è. L’appello di Piero Grasso presidente del Senato; la consapevolezza tra i parlamentari che non la si può tirare avanti più di tanto, tutto questo farà sì che oggi pomeriggio i giochi dovrebbero essere fatti, i nuovi giudici costituzionali ci saranno, e molto probabilmente anche quelli per il Csm, per il quale ieri ce l’hanno fatta Casellati (FI), Bene (Pd) e Balduzzi (Sc). Bocciato, invece, il forzista Luigi Vitali, imputato in due procedimenti penali e attaccato da M5S. Violante e Bruno hanno accresciuto, e di parecchio, i consensi rispetto all’ultima volta: il candidato dem è passato da 468 a 530, quello forzista era addirittura attestato cento voti sotto.

Ora sono pari, segno che l’accordo nei gruppi ha tenuto, dimostrando non vere le voci che si erano diffuse secondo cui da FI partivano e arrivavano sms con l’indicazione di votare Bruno ma non Violante, mentre da parte pd tutti allineati e rispettosi degli accordi. Della partita, sia pure con assenti anche nelle loro file, Ncd, Sc ed esponenti del Misto. Solo un problema tecnico legato alle assenze? A detta di molti, sì, «non ci sono problemi politici, ma solo frutto delle assenze del lunedì», dice ad esempio il bersaniano Gotor. «Certo che se qualche ministro in più venisse a votare, non guasterebbe», la notazione di Bruno sottolineata anche da altri parlamentari.

Per rilevare un dato questo sì un po’ più politico: il fatto che il premier Renzi ha detto fin dal primo momento che in queste votazioni non intende metterci la faccia, ha fatto sì che il governo nel suo insieme si è sentito come sollevato dall’impegno.

C’è poi un’area di sofferenza dentro il Pd riconducibile al renzismo e in generale all’ex Margherita? Qualcuno lo ipotizza, qualcun altro lo teme, «ma se qualcuno crede che si può far fuori Violante così, senza pagare pegno, si sbaglia di grosso, non è che poi arriva un altro candidato e viene votato come se nulla fosse», mette le mani avanti il bersaniano Alfredo D’Attorre. Ma il clima interno al Pd è in generale di pacificazione: oggi il leader presenta alla direzione la nuova segreteria unitaria, nel cassetto di Guerini ci sono ”rose” di tutte le componenti tranne Civati.

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