Caos Consulta, per Bruno e Violante nuova fumata nera: Camere paralizzate

Luciano Violante
di Claudio Marincola
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Mercoledì 17 Settembre 2014, 06:06 - Ultimo aggiornamento: 10:49
E' finita con un'altra fumata nera. Luciano Volante e Donato Bruno non ce l'hanno fatta: il primo ha ottenuto 526 voti, la il secondo 544. Niente quorum anche per l'elezione dei due membri del Csm. Oggi alle 16 il dodicesimo tentativo. Si replica.

L'appello del presidente del Senato Pietro Grasso e della presidente della Camera Laura Boldrini a non tirarla troppo per le lunghe, a non impantanarsi in questo braccio di ferro, è rimasto inascoltato. Anche ieri stesso scenario: ha vinto la fronda interna dei forzisti e il gioco di sponda con la minoranza dem, critica sul voto a Violante (sceso di 4 voti) e deciso a silurare senza indugi il forzista Luigi Vitali, imputato in due procedimenti penali.



CAMBIO DI STRATEGIA

Si cambierà strategia. Il Pd sembra intenzionato a insistere su Violante ma per ottenere i voti necessari e andare finalmente a dama cercherà di stringere un accordo con Sel che ieri ha puntato su Paola Balducci, giurista e membro del consiglio di presidenza della Corte dei conti.



«Mi spiace, ma Vitali non si può proprio votare», ha ammesso entrando in Aula per la prima chiama la senatrice Pd Monica Cirinnà. Lei lo ha detto. Altri no, hanno preferito restare allineati e coperti. E c'è addirittura chi ha messo in relazione l'esito della direzione Pd, ieri in corso in contemporanea, con la votazione di Montecitorio sui giudici della Consulta. Altissimo il quorum richiesto: i tre quinti dei componenti l'Assemblea (570). Deputati e senatori del Movimento5 Stelle avevano chiesto di votare il professore veronese Alessio Zaccaria, ovviamente solo dopo il beneplacito della Rete. La partita dei grillini è finita qui, ancorata al candidato di bandiera . In segno di protesta i 5 Stelle hanno votato in modo palese scrivendo i nomi sulla scheda ma senza entrare nella cabina.



STESSO TICKET

Lunedì il ticket indicato da Pd e FI era andato molto vicino al quorum facendo dire a Lorenzo Guerini, il vice di Renzi che ormai si era a un passo dall'obiettivo. Luciano Violante si era fermato a 530 voti, Donato Bruno a 529. Segno che il patto Renzi-Berlusconi in buona sostanza aveva tenuto, a parte qualche singola defezione dovuta al risentimento forzista per la bocciatura di Antonio Catricalà. Ma anche a polemiche passate che hanno riguardato soprattutto Violante e alla fine hanno pesato non poco. Ncd, Sc e molti esponenti del Misto hanno continuato a sostenere il ticket sia pure con alcune assenze.



«Una fumata nera che vale una fumata bianca», aveva commentato fiducioso il capogruppo azzurro alla Camera Renato Brunetta. Ottimismo dettato dal fatto che il lunedì per il Palazzo è una giornata di scarsa affluenza. C'era del vero ma la causa dell'ammutinamento erano altre.



Berlusconi, da ieri a Roma, si è tenuto costantemente in contatto con i suoi. Renzi ha invece preferito tenersi fuori fin dal primo momento, evitando di mettere la faccia su una votazione che si sta trasformando in una estenuante maratona In Transatlatico in compenso ieri si è rivisto l'avvocato Nicolò Ghedini, che non è ai primi posti nella classifica delle presenze ma che ieri ha voluto esserci per sostenere da vicino il suo amico Donato Bruno. E si è rivista anche Maria Rosaria Rossi, che non è tra le più assidue. Segno che la “precettazione” era scattata. Non è bastato.