Compravendita senatori, nuova indagine su Berlusconi

Berlusconi e De Gregorio
di Sara Menafra
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Mercoledì 12 Febbraio 2014, 08:40 - Ultimo aggiornamento: 13 Febbraio, 17:43
​Saranno passati sotto la lente d’ingrandimento i conti correnti del Pdl e delle societ riconducibili a Silvio Berlusconi. Perché in queste settimane negli uffici della procura di Napoli è stato aperto un nuovo filone di indagine che tocca direttamente l’ex premier. Il tema è sempre la compravendita di parlamentari. I reati ipotizzati, al momento senza indagati, sono finanziamento illecito e corruzione. E, soprattutto, il periodo è molto più vicino ai giorni nostri di quello del processo per la compravendita di Sergio De Gregorio (in prescrizione nel 2015) e dunque anche i tempi per portare a termine un eventuale nuovo processo saranno più lunghi. Si parla, infatti, dei sei mesi tra la prima votazione per la sfiducia a Berlusconi andata a vuoto il 14 dicembre 2010 e le due votazioni sul caso Ruby: quella che bocciò l’acquisizione di documenti negli uffici del premier (4 febbraio 2011) in relazione all’inchiesta per prostituzione minorile, e la seconda per sollevare il conflitto di attribuzioni (4 aprile 2011). All’attenzione dei pm ci sono una decina di parlamentari che nel corso di quei sei mesi hanno cambiato posizione, aiutando il governo Berlusconi. E’ fatto noto che alcuni gruppi politici abbiano avuto finanziamenti ”leciti”, messi a bilancio dal Pdl. Ma ora i pm di Napoli Henry John Woodcock e Vincenzo Piscitelli vogliono controllare tutti i flussi finanziari legati ai rimborsi elettorali, dal momento del loro accredito sui conti del Pdl in avanti, oltre alle donazioni da parte di società del premier a cui ha accennato a verbale anche il tesoriere Rocco Crimi. Contemporaneamente, la procura verificherà anche le carriere dei parlamentari che diedero una mano al Cav.



PASSAGGI DI SCHIERAMENTO

Parecchi i casi noti alle cronache di quel periodo. Furono tre, ad esempio, i voti mancati a Fini il 14 dicembre 2010, quando non passò la sfiducia a Berlusconi. E in almeno due casi, quel ”no” portò fortuna: a Maria Grazia Siliquini venne promessa una poltrona nel cda delle Poste (poi non ottenuta) mentre Catia Polidori divenne prima sottosegretario al ministero dello Sviluppo economico e quindi viceministro. Provvidenziale anche la votazione del 5 aprile 2011, con cui la Camera sollevò un conflitto di attribuzioni sul caso Ruby: decisivi furono i voti dei Lib-dem Daniela Melchiorre e Danilo Tanoni, oltre che dell’ex Mpa Aurelio Misiti. Quest’ultimo, ricandidato nelle liste di Grande Sud Mpa (finanziate, a bilancio, dal Pdl) è recentemente rientrato in Forza Italia. E stando ai conti ufficiali, i Lib-dem ebbero dal Pdl 700mila euro nel 2012. Melchiorre, prima che il governo Berlusconi crollasse, tornò per venti giorni sottosegretario alla Giustizia e Tanoni oggi è Garante dei detenuti nelle Marche. Anche i parlamentari che impedirono, a febbraio 2011, che Berlusconi fosse perquisito in relazione al caso Ruby avrebbero ottenuto qualcosa: l’ex Fli Roberto Rosso pochi mesi dopo divenne vicepresidente della Regione Piemonte, Giulia Cosenza tornò con il Pdl e Luca Barbareschi con quella astensione segnò l’addio a Fini. Proprio l’ex presidente della Camera è stato ascoltato dai pm lo scorso 1 febbraio. E a verbale ha dichiarato che dal 2008 in avanti a gestire i fondi per tutti era solo il Pdl: «Sicuramente per le elezioni del 2008 An non ha percepito rimborsi. L’onorevole Crimi era il tesoriere del Pdl».
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