La rabbia del Cavaliere per l'addio: niente crisi, ma sarà Vietnam sulla manovra

La rabbia del Cavaliere per l'addio: niente crisi, ma sarà Vietnam sulla manovra
di Marco Conti
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Sabato 16 Novembre 2013, 07:50
E pensare che ad Angelino ho anche regalato la mia villa di Lampedusa. Silvio Berlusconi scivola sul divano.

Scivola sul divano quando gli portano l’agenzia che riporta l’annuncio dello strappo di Alfano. Non riesce ancora a farsene una ragione di come in 56 abbiano deciso di «lasciarmi dopo che quasi tutti li ho inventati, alcuni li ho salvati e a molti ho insegnato tutto». Amareggiato e anche un po’ triste, Berlusconi ora pensa a come evitare che l’appuntamento di oggi a palazzo dei Congressi si trasformi in una sorte di commemorazione per un partito che non c’è più e un altro che nasce ridotto nei numeri. «Hanno vinto i falchi che ci sono tra le colombe», tuona un azzurro di lungo corso puntando il dito contro Cicchitto, Formigoni e Quagliariello, tre ex Pdl convinti che i gruppi autonomi si sarebbero dovuti fare già il 2 ottobre, giorno del voto di fiducia nel quale Berlusconi è rientrato all’improvviso sulla posizione dei governativi.



NUMERI

In queste settimane di febbrili trattative tra falchi e colombe, il Cavaliere ne ha avute di recriminazioni: «Volevo al Senato una falange macedone unita e invece mi ritrovo con un terzo di traditori», «ho dato i miei voti per il secondo settennato di Napolitano ed invece guarda come è finita». I pensieri si affollano nella mente del Cavaliere mentre Verdini continua a sfoderare, numeri tutti da verificare, su coloro che «sono pronti a tornare indietro». Ed invece la preoccupazione che il Cavaliere ha nei prossimi mesi è quella di non perdere altri pezzi. Per evitare ciò l’ex presidente del Consiglio ha bisogno di rendere ancor più complicato il percorso del governo ed è convinto che un assist sia arrivato ieri con la bocciatura della legge di stabilità ad opera della Commissione Ue, e che un altro arriverà presto dopo che Renzi avrà scalato un Pd che continua a perdere consensi malgrado la stagione congressuale.



Le risse non fanno bene al partito e Berlusconi lo sa. Al punto che oggi eviterà di attaccare frontalmente gli ”scissionisti” che «se ne sono andati perché vogliono che io decada senza combattere», mentre richiamerà il proprio elettorato all’unità per poi scagliarsi contro il pacchetto di provvedimenti economici messi a punto dal governo. Per reggere e sperare nelle urne a primavera, Berlusconi è infatti pronto a mettere in campo tutta la sua potenza di fuoco per attaccare un esecutivo che, a suo giudizio, «non è più di larghe intese» e che «ora dovrà guadagnarsi i nostri voti».



TRANSFUGHI

Non ha fretta di passare all’opposizione il Cavaliere e la riorganizzazione delle presenze nelle commissioni parlamentari dovrà a suo giudizio tenere anche della «nostra consistenza». Berlusconi aspetta il voto sulla decadenza prima di tirare le conclusioni sul governo-Letta e continua ad essere convinti che «senza di noi non c’è governabilità» e che «per fare le riforme serve una maggioranza larga e non un gruppetto di transfughi senza un voto». Eh già perché il Cavaliere di tentativi di costruzione di un grande centro, alternativo al suo, ne ha visti molti ed è convinto che anche stavolta il gruppo di Alfano si inserirà in quella fascia di elettorato che non super l’8-10 per cento e che è «già affollato da Monti, Casini e ora di nuovo Passera».



I sondaggi lo consolano, ma il timore che la nuova maggioranza possa metter mano alla legge elettorale, è reale anche se dalla sua ha la convinzione che gli scissionisti del Pdl contano sul Porcellum per tornare ancora in Parlamento e non certo sul ritorno del Mattarellum.



Ieri sera a palazzo Grazioli, dopo lo strappo consumato dall’ormai ex segretario del Pdl, l’atmosfera non era delle migliori anche se qualche tentativo di recupero è andato avanti sino a notte inoltrata.



ULTIMATUM

Il no di Alfano all’ultima mediazione offerta dai lealisti di Raffaele Fitto (no a due coordinatori ma comitato per guidare Forza Italia, mentre la questione della decadenza sarebbe stata discussa in una riunione apposita), ha però convinto Berlusconi che non ci sarebbero stati mai margini per chiudere un’intesa e che il rinvio del Consiglio nazionale del partito sarebbe stata una decisione controproducente.

«Ho fatto tutto quello che potevo fare per tenere tutto unito, ma non ce l’ho fatto e ora dobbiamo rispondere ai nostri elettori», ha commentato il Cavaliere sconsolato nella notte. «Comunque noi i nostri elettori li abbiamo, ad Alfano non posso che fare gli auguri».
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