Diritti tv, il Pg a Berlusconi: se diffama giudici rischia domiciliari

Silvio Berlusconi
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Venerdì 11 Aprile 2014, 07:53 - Ultimo aggiornamento: 12 Aprile, 16:36

Berlusconi attacca le toghe? Rischia di vedersi revocare l'affidamento ai servizi sociali in favore dei domiciliari. L'avvertimento è del sostituto Pg di Milano, Antonio Lamanna che lo ha detto nel dare ieri parere favorevole all'affidamento.

L'avvertimento. Lamanna non ha fatto riferimento, dunque, ad attacchi alle toghe in generale, ma alla diffamazione di «singoli giudici». E ha portato e mostrato in aula, davanti ai giudici, un articolo del Corriere della Sera dello scorso 7 marzo nel quale erano riportate frasi che avrebbe detto l'ex premier in vista della decisione del Tribunale di Sorveglianza: «Son qui a dipendere da una mafia di giudici».

Il video incriminato «Sto davvero vivendo il periodo più brutto della mia vita perché dopo aver lottato per 20 anni per la libertà sono qui a dipendere da una mafia di giudici che il 10 aprile mi diranno se devo andare in galera, se mi mettono agli arresti domiciliari, se mi mandano a fare non so che servizio sociale». È questa l'affermazione di Silvio Berlusconi non gradita al pg di Milano, Antonio Lamanna. Nel suo intervento nell'udienza di ieri, davanti ai giudici del Tribunale di Sorveglianza, il procuratore ha fatto chiaro riferimento a un video postato su Facebook da Nicola Becce, esponente di Forza Italia ricevuto a Palazzo Grazioli, poi riportato dalla stampa.

Un video del 6 marzo scorso in cui una delegazione proveniente dalla Basilicata incontra Berlusconi, il quale non nasconde la preoccupazione per il provvedimento sul suo futuro giudiziario che rischia di avere ripercussioni sulla campagna per le europee. «Dopo il 25 maggio se non mi mettono in galera prima, mi invitate e vengo giù», sottolinea il leader di Forza Italia nel messaggio.

«Né vendicatori né custodi». Lamanna avrebbe esordito dicendo: «Noi non siamo né angeli vendicatori né angeli custodi ma siamo qui per fare applicare la legge», seguendo, in particolare, le

indicazioni della Cassazione in materia di esecuzione delle pene.

​Libera uscita dalle 8 alle 23. Se Silvio Berlusconi venisse affidato in prova ai servizi sociali, avrebbe la possibilità di uscire dalla sua abitazione tra le ore 8 e le 23. L'ex premier avrebbe inoltre, stando a quanto spiegano fonti giudiziarie che si basano su casi 'standard', un'ampia libertà di movimento, salvo probabilmente dover chiedere permessi specifici per recarsi fuori dalla Lombardia o da regioni limitrofe. Ovviamente, però, le prescrizioni e gli orari saranno stabiliti dal Tribunale di Sorveglianza in caso di ok all'affidamento.

Agibilità politica. La difesa di Silvio Berlusconi, nell'udienza di ieri davanti al Tribunale di Sorveglianza, avrebbe fatto riferimento anche all'agibilità politica in funzione della campagna elettorale per le Europee e avrebbe chiesto libertà di movimento per l'ex premier in vista delle elezioni.

Tra i motivi per cui il sostituto pg di Milano, Antonio Lamanna, ha dato parere favorevole alla richiesta di affidamento in prova ai servizi sociali avanzata da Silvio Berlusconi, da quanto si è saputo, c'è la considerazione che il reato fiscale è un tipo di reato che non impedisce e non è ostativo all'affidamento. Il sostituto pg ha tenuto conto del fatto che Berlusconi è ultrasettantenne, ha un domicilio idoneo e ha risarcito l'Agenzia delle Entrate a seguito della condanna definitiva a 4 anni per frode fiscale per il caso Mediaset.

Un altro elemento, che è stato considerato dal sostituto pg nel dare parere favorevole all'affidamento ai servizi sociali, è il fatto che quella per il caso Mediaset è l'unica condanna definitiva a carico del leader di Forza Italia. Nel caso in cui, invece, a Berlusconi venisse inflitta anche una condanna definitiva per il caso Ruby (7 anni di carcere in primo grado) i tre anni coperti dall'indulto per la condanna Mediaset dovrebbero essere scontati e a quel punto l'ex premier per il cumulo pene rischierebbe davvero la detenzione domiciliare. Stando poi alle normative sull'esecuzione della pena, l'affidamento in prova può essere revocato quando il condannato commette reati o non segue le prescrizioni stabilite dal Tribunale di Sorveglianza. In quest'ultimo caso, l'Ufficio esecuzione penale esterna (Uepe) chiede ai giudici di revocare la misura alternativa al carcere. Al termine del periodo di affidamento in prova è sempre l'Uepe a redigere la relazione conclusiva sul percorso di riabilitazione del condannato. Se la relazione contiene un giudizio negativo, la pena non si estingue e il condannato deve tornare a scontarla o in carcere o ai domiciliari.

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