«Quando si viola lo stato di diritto si colpisce al cuore la democrazia». «La democrazia di un Paese si misura dal rispetto dalle norme fondamentali poste a tutela di ogni cittadino. Violando i principi della Convenzione Europea e della Corte Costituzionale sulla imparzialità dell'organo decidente e sulla irretroattività delle norme penali - dice il cavaliere - oggi sono venuti meno i principi basilari di uno stato di diritto. »Quando si viola lo stato di diritto si colpisce al cuore la democrazia. Questa indegna decisione è stata frutto non della corretta applicazione di una legge ma della precisa volontà di eliminare per via giudiziaria un avversario politico che non si è riusciti ad eliminare nelle urne attraverso i mezzi della democrazia».
Alfano: accanimento. «Siamo sempre stati e continueremo ad essere dalla parte del nostro presidente Silvio Berlusconi. La risposta della Giunta è un accelerazione anomala nelle procedure e svela un accanimento che nulla ha a che vedere con la Giustizia», sono le parole del segretario del Pdl Angelino Alfano.
I legali del Cavaliere: minato lo stato di diritto. La decisione del giunta del Senato di proporre all'aula la decadenza di Silvio Berlusconi da senatore «mina profondamente la storia democratica del Paese e lo stato di diritto». È quanto dicono gli avvocati Coppi, Ghedini e Longo, legali dell'ex premier. «La decisione di una Giunta la cui maggioranza dei componenti già aveva votato con chiare e molteplici dichiarazioni alla stampa - sostengono i tre legali - era del tutto prevedibile. Addirittura si è assistito a insulti in diretta nei confronti del Presidente Berlusconi da parte di uno dei componenti della Giunta che avrebbe dovuto non solo essere, ma anche apparire imparziale».
Schifani: copione già scritto. «Peggio del previsto. Il copione era stato già scritto e se ne conosceva la trama ma si è andati oltre ogni limite di tollerabilità», è l'immediata reazione del presidente dei senatori del Pdl Renato Schifani. «Al verdetto politico, fondato sul pregiudizio e sull'odio verso Silvio Berlusconi, in palese violazione del principio della non retroattività della legge penale sancito dalla Costituzione, oggi si è aggiunto l'intollerabile comportamento di un senatore che ha infranto il patto di riserbo dell'udienza pubblica dell'organismo parlamentare e inficiato così la legittimità della decisione. Un comportamento, questo - rileva Schifani riferendosi al post pubblicato su Facebook dal grillino Vito Crimi - che avrebbe dovuto imporre lo stop ai lavori, come abbiamo richiesto al presidente Grasso. Ora spetterà all'Assemblea del Senato evitare che si consumi definitivamente questo gravissimo vulnus
costituzionale e regolamentare. Ci auguriamo che gli alleati di governo, Partito democratico e Scelta Civica, abbiano in quella sede un sussulto di responsabilità e respingano insieme al Pdl il pronunciamento odierno». Il post di Crimi «non era un motivo sufficiente per sospendere la seduta», ha detto Stefano.