Decadenza, Berlusconi furioso: colpita al cuore democrazia

Decadenza, Berlusconi furioso: colpita al cuore democrazia
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Venerdì 4 Ottobre 2013, 18:50 - Ultimo aggiornamento: 22:07
Violando i principi della Convenzione Europea e della Corte Costituzionale sulla imparzialit dell'organo decidente e sulla irretroattivit delle norme penali oggi sono venuti meno i principi basilari di uno stato di diritto. Così Silvio Berlusconi commenta il voto in giunta al Senato sulla sua decadenza da senatore.



«Quando si viola lo stato di diritto si colpisce al cuore la democrazia». «La democrazia di un Paese si misura dal rispetto dalle norme fondamentali poste a tutela di ogni cittadino. Violando i principi della Convenzione Europea e della Corte Costituzionale sulla imparzialità dell'organo decidente e sulla irretroattività delle norme penali - dice il cavaliere - oggi sono venuti meno i principi basilari di uno stato di diritto. »Quando si viola lo stato di diritto si colpisce al cuore la democrazia. Questa indegna decisione è stata frutto non della corretta applicazione di una legge ma della precisa volontà di eliminare per via giudiziaria un avversario politico che non si è riusciti ad eliminare nelle urne attraverso i mezzi della democrazia
».



Alfano: accanimento. «Siamo sempre stati e continueremo ad essere dalla parte del nostro presidente Silvio Berlusconi. La risposta della Giunta è un accelerazione anomala nelle procedure e svela un accanimento che nulla ha a che vedere con la Giustizia», sono le parole del segretario del Pdl Angelino Alfano.



I legali del Cavaliere: minato lo stato di diritto. La decisione del giunta del Senato di proporre all'aula la decadenza di Silvio Berlusconi da senatore «mina profondamente la storia democratica del Paese e lo stato di diritto». È quanto dicono gli avvocati Coppi, Ghedini e Longo, legali dell'ex premier. «La decisione di una Giunta la cui maggioranza dei componenti già aveva votato con chiare e molteplici dichiarazioni alla stampa - sostengono i tre legali - era del tutto prevedibile. Addirittura si è assistito a insulti in diretta nei confronti del Presidente Berlusconi da parte di uno dei componenti della Giunta che avrebbe dovuto non solo essere, ma anche apparire imparziale».



Schifani: copione già scritto. «Peggio del previsto. Il copione era stato già scritto e se ne conosceva la trama ma si è andati oltre ogni limite di tollerabilità», è l'immediata reazione del presidente dei senatori del Pdl Renato Schifani. «Al verdetto politico, fondato sul pregiudizio e sull'odio verso Silvio Berlusconi, in palese violazione del principio della non retroattività della legge penale sancito dalla Costituzione, oggi si è aggiunto l'intollerabile comportamento di un senatore che ha infranto il patto di riserbo dell'udienza pubblica dell'organismo parlamentare e inficiato così la legittimità della decisione. Un comportamento, questo - rileva Schifani riferendosi al post pubblicato su Facebook dal grillino Vito Crimi - che avrebbe dovuto imporre lo stop ai lavori, come abbiamo richiesto al presidente Grasso. Ora spetterà all'Assemblea del Senato evitare che si consumi definitivamente questo gravissimo vulnus

costituzionale e regolamentare. Ci auguriamo che gli alleati di governo, Partito democratico e Scelta Civica, abbiano in quella sede un sussulto di responsabilità e respingano insieme al Pdl il pronunciamento odierno». Il post di Crimi «non era un motivo sufficiente per sospendere la seduta», ha detto Stefano.