Berlusconi, rinasce Forza Italia. Ma il Cavaliere non rompe con Letta, conciliante con Alfano

Silvio Berlusconi con Maria Rosaria Rossi e Francesca pascale
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Sabato 16 Novembre 2013, 18:03 - Ultimo aggiornamento: 18:07
Un'ora e mezzo di discorso per sancire la rinascita di Forza Italia. Silvio Berlusconi parla del ritorno a Fi come «dell'avvento di una nuova primavera» anche se il tanto annunciato ritorno al movimento azzurro, il Cavaliere lo immaginava in tutt'altro scenario, con lo stato maggiore del vecchio partito al completo seduto in prima fila.



Invece il Consiglio Nazionale che ufficializza il passaggio a FI con il «congelamento» del Pdl avviene all'indomani dello strappo con Angelino Alfano. Nel frattempo, nessuno strappo con il governo e toni decisamente concilianti verso l'ex pupillo.



È proprio al delfino mancato che il Cavaliere dedica la premessa del suo intervento. Nessun attacco frontale o toni da guerriglia, anzi l'ex premier invita tutta la platea, che aveva iniziato a gridare "traditori-traditori" contro i governativi, a non infuocare il clima.



Berlusconi ripercorre le ore precedenti alla rottura, spiegando di aver fatto di tutto per evitarla, e criticando la scelta di Angelino: «La divisione - mette in chiaro - va contro la visione di unire tutti i moderati che se stessero insieme sarebbero la maggioranza degli elettori».



L'obiettivo dell'ex premier è ora chiaro: fare una coalizione di centrodestra sotto il nome Pdl tirando dentro anche il nuovo gruppo degli alfaniani. Pur mantenendo un profilo soft nei confronti del suo ex delfino, il cav non riesce a trattenersi dal fare una battuta sul nome "Nuovo centrodestra", l'unica di tutto il suo intervento, a testimoniare anche l'umore pessimo e la tensione sciolta con qualche momento di commozione: «Il nome che hanno non mi sembra particolarmente efficace, pensando a chi lo compone», osserva il Cavaliere che poi aggiunge con il sorriso: «Avevo proposto si chiamassero cugini d'Italia così visto che abbiamo anche i Fratelli d'Italia, la famiglia era al completo...».



Nessun ultimatum nemmeno al governo. Il Cavaliere ha glissato sul nodo che ha portato alla spaccatura con i governativi, cioè legare la decadenza alla tenuta dell'esecutivo. Nessun accenno alle prossime mosse ma solo la presa d'atto che non ci sono i numeri per far cadere Letta: «Dopo il 2 ottobre non siamo più in grado» di sfiduciare l'esecutivo. Al massimo, osserva, possiamo uscire fuori lasciando aperta l'ipotesi di dare l'appoggio esterno.



Il registro cambia quando si passa a parlare del Pd e della giustizia. Il Cavaliere non esita a parlare di «fuorilegge» riferendosi ai dem che vogliono votare a favore della sua decadenza:« Solo per me c'è il voto palese», attacca convinto che l'accelerazione impressa dai Democratici abbia solo uno scopo: «Vogliono portare l'8 dicembre (giorno delle primarie) la testa del leader del centrodestra su un piatto d'argento».



Immancabili le accuse alla magistratura, ed in particolare a Magistratura democratica bollata come un «contropotere dello Stato». E l'avvertimento che sulla sentenza Mediaset i giochi non sono chiusi: «faremo ricorso alla corte di giustizia europea ma comunque ci saranno presto delle importanti novità».



Il j'accuse si sposta poi sui temi economici. Il Cavaliere parte all'attacco dell'Unione Europea, dell'Euro, della Germania e della sua politica di rigore che non porta «benefici a nessuno». Poi lamenta la debolezza dei ministri «che non hanno la statura per farsi ascoltare a Bruxelles». Infine esprime la convinzione che dalla legge di stabilità, su cui non promette sconti, non si ci debba aspettare nulla: «non porterà nessun risultato».