Comunali Roma, quei seggi deserti tra ironia e rassegnazione

Comunali Roma, quei seggi deserti tra ironia e rassegnazione
di Maria Lombardi
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Lunedì 10 Giugno 2013, 08:17 - Ultimo aggiornamento: 14:31
Il derby non c’, il sole pigro e nelle urne scivola una scheda ogni tanto. Fosse una domenica da Olimpico o da mare si potrebbe ancora sperare. E invece è una qualsiasi domenica un po’ grigia un po’ annoiata senza fremiti sportivi ma nemmeno elettorali, malinconicamente astensionista. Sembra un’altra Roma, distratta pur non avendo buone scuse per distrarsi, così lontana da quella che si accalorava per le precedenti sfide tra aspiranti sindaci o si metteva in fila al freddo davanti ai gazebi delle primarie, ed era solo qualche mese fa. «La gente è stufa. Ma stufa, stufa», Annamaria Moretti, anziana elettrice in via Cavour, lo ripete tre volte, non fosse ancora chiaro. «Votiamo e non cambia mai niente».



LA SCOMMESSA


Chi ci rimette di più in questa domenica di voti mancati chissà, intanto ci rimette Mirella. «Lavoreremo tanto stavolta, vedrete», la scrutatrice di uno dei seggi di via Bixio, nella scuola multietnica Di Donato, ci contava in una rinnovata passione dei romani per le schede. C’è lo scontro diretto, si vince o si perde, è la finale del Campidoglio, il derby della politica. Se non si scommette adesso sui propri colori e sul futuro della città allora siamo messi male, ragionava Mirella con i colleghi della sezione. «Ma vedrai, saranno pochi come l’altra volta», gli altri scrutatori senza illusioni. «Quanto ci scommettiamo che i votanti saranno di più?». «Una pizza». Ok. Ma alle 18 su mille votanti si sono presentati meno di duecento. Scommessa perduta, pizze da pagare.



LE MADRI


Mamma Teresa e mamma Valeria, la gara è anche la loro. Vinca la migliore tra le due anziani elettrici che di cognome fanno Alemanno e Marino. Vanno a votare a braccetto dei figli, eleganti e fiere tra i flash che accompagnano i passi lenti. E si sbilanciano nel tifo, alle mamme è permesso. Uno slogan per ciascuna. «Mio figlio ha governato bene, comunque vinca il migliore», è sportiva la signora Teresa in blu, Gianni Alemanno la scorta fino al seggio dell’elementare Ronconi. «Sono tranquilla e sicura che vincerà perché so chi è mio figlio e cosa ha fatto nella vita», meno diplomatica la signora Valeria in grigio scuro che appoggiandosi a Ignazio arriva fino al seggio di via Tevere. L’effetto mamma, anche questo può far gioco a poche ore dal verdetto. Non serve però a risollevare i dati sull’affluenza. Nel pomeriggio incontro a sorpresa tra rivali. «Ciao, anche tu qui?», sorrisi di circostanza tra Alemanno e Marino alla festa per i dieci anni dell’Auditorium.



LA CAMPAGNA


Cinque minuti davanti al seggio di via Cerveteri, all’Appio, l’ingresso dell’istituto Margherita di Savoia deserto. Finalmente un elettore. Un’immagine di questa campagna. «Perché c’è stata una campagna elettorale? «Ho votato tappandomi il naso perché non mi sento rappresentato da nessuno», Fausto, personal trainer. «Roma ha fatto un passo indietro di 20, 30 anni e non mi riferisco solo all’ultima giunta. I romani non votano più perché hanno capito che non c'è differenza tra centrodestra e centrosinistra». Ma tra i canditati, forse sì. «Boh!». Il signor Ranieri, elettore in via Bixio, è sorpreso dal calo dei votanti. «Forse le persone pensano che i giochi siano fatti. O forse è davvero il trionfo della retorica dell’antipolitica».



LA SCELTA

Alemanno o Marino? «A me non piace nessuno dei due. Sceglierò quello che considero il meno peggio», Emilia Drago, pensionata, finisce di mangiare il cono prima di entrare nel seggio di via Reggio Calabria, piazza Bologna. «Di cosa ci meravigliamo? Roma è stata governata malissimo in questi anni, sia da una parte che dall’altra. Nessuno ormai crede più che il voto possa migliorare la situazione, c’è troppa sfiducia», Tiziana, 61 anni, è un’esodata e anche il marito lo è, la sua scheda in una delle urne di via Alessandro Volta, a Testaccio.

«Ci speravamo in una partecipazione maggiore, siamo sorpresi», spiega la rappresentante del Comune all’istituto Vittoria Colonna in via dell’Arco del Monte, Campo de’ Fiori. «Lo speravamo perché tanti hanno rinnovato la tessera elettorale». E invece. «I romani non sono andati allo stadio, come l’altra volta, non sono andati a mare che non è giornata. Ma dove sono andati?».
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