Giannini spariglia, Floris si conferma ma il vero duello è tra Benigni e Crozza

Giannini e Floris
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Mercoledì 17 Settembre 2014, 06:06 - Ultimo aggiornamento: 10:34

Giovanni Floris rif Ballar, identica a quella di sempre, ma che non si chiama pi Ballar. Massimo Giannini fa Ballar ma non pi Ballar. Il primo colpo d'occhio registra questo paradosso. E un doppio sforzo: Giova, come lo chiama Crozza, punta sulla continuità e sul copyright della propria eredità. Massi, come lo chiamerebbe Crozza ma da lui c'è Benigni, tenta di rompere il consueto gioco del talk show, fa cominciare il dibattito tra i soliti noti il più tardi possibile. Facendolo precedere da tanti servizi esterni e uno di questi, sotto l'etichetta «L'Italia migliore», è l'opposto del piagnisteo alla Santoro o delle scene classiche della «ggente» arrabbiata. Fa vedere come si cerca di salvare il sito archeologico di Bacoli maltrattato.

Intanto, su La7, è arrivato Crozza. Travestito da Renzi: «Giova, tu sei la prova evidente che io mantengo le promesse. Senza nemmeno aspettare i mille giorni, a te ti ho fatto fuori dalla Rai nei primi venti minuti». Risate. Ma alla fine il derby Crozza-Benigni, nonostante il Piccolo diavolo non sembri molto in forma e appaia assai poco interessato alla politica con cui Giannini lo tormenta, lo ha vinto Robertaccio. Quello fa le imitazioni di sempre (Marchionne ad esempio), questo regala qualche perla del tipo. «Giannini - gli dice Benigni - da quando Ballarò lo presenti tu non ho mai perso una puntata». O ancora, quando nello studio di Ballarò entra Prodi, Robertaccio: «E' arrivato il Professore insieme ai suoi 101 fedelissimi ospiti».

Giova non vede l'ora di infilarsi nel talk show, Massi ci si costringe e lo intermezza con servizi esterni. Benigni, altra zampata. Giannini gli chiede: «Che cosa ci dice di Berlusconi?». E lui: «Sono vent'anni che parlo di Berlusconi. Vabbè, questo è il ventunesimo». E in queste parole c'è l'umore di ogni italiano, stanco di dover parlare sempre di Berlusconi, anche se Berlusconi c'è ancora. Anzi: «Berlusconi lo votano anche quando non si presenta», dice Robertaccio. E Renzi? Crozza da Giova sostiene che il premier sia come l'I-Watch: «E' bello ma poi pensi: a che minchia serve?». L'altro derby è tra i sondaggisti. Sempre loro. Servono davvero? Boh.

Giova fa coppia con Pagnoncelli, come prima più di prima, e Massi crede di provare e di far provare agli spettatori il brivido di avere in studio la sondaggista prediletta da Berlusconi, Alessandra Ghisleri. Tra le due squadre di ospiti - ma quelli ieri da Giova li troveremo prima o poi da Massi e viceversa - il team di Floris è più nutrito ma Giannini con Prodi-Benigni ha due top player veri. E tra i conduttori? Chi ha vinto e chi ha perso? Hanno giocato su campi di versi e con format diversi, dunque per ora sono imparagonabili. Ma il rischio o magari il gusto è che le due trasmissioni, con l'andare del tempo, possano somigliarsi - i temi sono sempre quelli, gli invitati pure - e che si arrivi a una sorta di programma unico, intitolabile Ballarò Dimartedì.

PICCOLO DIAVOLO

Intanto Benigni ha avvertito Renzi sui mille giorni: «Attento, che tengo il conto». E incalza: «Il Pd è l'unico partito che fa opposizione a Renzi». Quando poi si mette a parlare delle Matteo girls, tutti pensano alla Boschi e lui invece s'intrattiene sulla Giannini in topless: «Dai tempi di Spadolini, non succedeva che un ministro fosse fotografato a seno nudo». Crozza, libero dalla parrucca alla Renzi e forte della sua pelata originale, ironizza invece sulla nuova rete dove è capitato. «Sono stato mezz'ora davanti alla Rai - racconta - ma i portieri non mi facevano entrare. Io devo fare Ballarò, ho gridato. Ma loro, niente.

E ora, Giova, sono con te a La7. Dove c'erano pochi talk show e serviva riempire il buco». Giova si scompiscia. Massi ha il difetto di farsi applaudire troppo. Il suo è uno studio troppo plaudente. In momenti di crisi tanta gioia da battimani stride un po'. Ma la sfida continua. Guido Martinetti, il giovane imprenditore che ha creato i gelati Grom, compreso il cono leccato da Renzi sotto Palazzo Chigi l'altro giorno, è a Dimartedì e dice una cosa azzeccata: «Renzi con il gelato in mano ha fatto autoironia. E l'autoironia a sinistra non è mai stata molto frequentata». Dall'altra parte, a Ballarò, c'è Prodi che non ha nessun dirimpettaio su La7 e parla tranquillo e in modo saggio. Dà un consiglio a Renzi: «Il messaggio dev'essere seguito, alla lettera, dai fatti. Questo si aspettano i nostri partner europei e mondiali».

Ora bisognerà vedere chi vincerà, tra Giova e Massi, la gara degli ascolti. Si divideranno lo share di Ballarò degli scorsi anni (13-15 per cento) o attireranno nuovi ascolti, sottraendoli ad altre trasmissioni? La torta si allarga o si divide a metà, ma una delle due metà sarà più piena di candeline rispetto all'altra?