«Il governo durerà sino al 2018», ribadisce Angelino Alfano un attimo dopo aver difeso il senatore Azzollini. L'auspicio è lo stesso di Matteo Renzi - che si avvia a dare il via libera all'arresto - ma gli scogli che magistratura e opposizione interna al Pd stanno ponendo sul percorso della legislatura sono sempre più complicati da aggirare.
La Giunta delle immunità ascolterà Azzollini giovedì prossimo.
Sempre a palazzo Madama, prima di quella data, si voterà la riforma della scuola e subito dopo nell'agenda del premier viene la riforma costituzionale.
È probabile che per superare entrambe gli ostacoli il governo sia costretto ad invocare una sorta di voto di fiducia. Ovvero o passano tutte e due gli argomenti o il governo va a casa e con esso la legislatura. D'altra parte, escluso il M5S, nessuno vuole le elezioni anticipate. Tantomeno la sinistra del Pd che ormai lavora per logorare il premier sperando però al tempo stesso che non cada nell'attesa di costruire un soggetto alla sinistra del Pd.
Renzi sarà quindi presto costretto a ricordare le ragioni che diedero vita al suo governo chiamato dell'allora presidente della Repubblica Giorgio Napolitano a palazzo Chigi soprattutto per ammodernare le istituzioni. Rinviare ancora le riforme, specie quella costituzionale, rischia di rendere tra sei mesi o un anno, meno pesante la minaccia.