Alfano: «Avere fretta è un errore. Nulla è scontato, manca un’intesa sui contenuti»

Angelino Alfano
di Carlo Fusi
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Sabato 15 Febbraio 2014, 07:57
Guardi che a nostro avviso l’happy end non affatto scontato dice il leader del Nuovo centrodestra Angelino Alfano.



Prego?

«Quello che le ho detto. Le opzioni sul tappeto sono due, peraltro le stesse indicate da Renzi: o elezioni o nuovo governo - che sia chiaro non può essere di sinistra e neanche di centrosinistra - per fare cose grandi».



Ma tutti scommettono sul fatto che il leader Pd faccia il governo. Con voi.

«Vero. Ma io le sto puntualizzando che non c’è alcun esito scontato. Anzi, se vuole le indico anche le percentuali: 50 per cento per le elezioni e 50 per cento per un nuovo governo».



Ok, d’accordo, ho capito: Ncd alza il prezzo per avere più posti nel governo e più visibilità nella coalizione. Una furbata, insomma.

«Questo lo dice lei. Noi non abbiamo nessun prezzo da alzare bensì precise e stringenti condizioni programmatiche da avanzare. Il leader del Pd vuole lanciare una sfida sulle innovazione e sulle riforme. Bene, noi accettiamo la sfida, ci battiamo per grandi obiettivi e niente di meno, che vogliamo usare il coraggio per fare le riforme. Inoltre chiediamo garanzie sulla composizione della coalizione».



Tipo?

«Tipo che non ci devono essere sconfinamenti a sinistra. Noi e Sel siamo assolutamente incompatibili e certo non possiamo stare nella stessa maggioranza. Per onestà devo riconoscere che da questo punto di vista il leader Pd ha dato precise assicurazioni».



Dunque resta il programma.

«E le pare poco?».



No. Ma in concreto cosa chiedete? Anche lei ha ambizioni smisurate come Renzi?

«La nostra priorità assoluta è il lavoro».



E il Jobs act del leader del Pd non le piace: solita vecchia zuppa l’ha definita. Dunque, sembra essere questo il primo intoppo. E’ così?

«Dovremo entrare nel merito: un generico elenco di buone intenzioni non è sufficiente. Siamo noi che su questo e altri temi chiediamo il foglio Excel con fissazione chiara degli obiettivi, data di realizzazione, e con chi prendersela se la cosa non va in porto. Noi abbiamo un testo già pronto per la riforma del mercato del lavoro, moderno e capace di creare occupazione».



Basta?

«No. C’è la questione delle tasse, sia sul lavoro che sulle famiglie, specie numerose. Poi bisogna stabilire un grande piano di sburocratizzazione del settore pubblico. Noi vogliamo essere gli avvocati di quel ceto medio che più di tutti ha patito la crisi. Vogliano essere nel nuovo governo una voce e chiara di centrodestra. Vorrei essere chiaro al massimo. Noi chiediamo una definizione meticolosa del programma e questo è incompatibile con tempi troppo stretti».



Scusi, concretamente quale problema sta ponendo?

«Concretamente in Germania la Merkel ha impiegato 55 giorni per fare il suo governo. Noi ovviamente non chiediamo 55 giorni ma chiediamo di fissare con certezza obiettivi programmatici di centrodestra. Anche per quello che riguarda la durata stessa del governo che si deve fare».



Cioè? Non vi piace un esecutivo che arrivi al 2018 come propone Renzi?

«Noi riteniamo che il governo debba durare il tempo necessario per realizzare i suoi obiettivi. Non dobbiamo fare un governo di legislatura bensì un governo che sia sintonizzato sugli obiettivi. Quando questi sono realizzati, ci presenteremo al voto. Perché proprio attraverso il programma manterremo una identità di centrodestra e difenderemo gli interessi di ceti che hanno sempre votato centrodestra».



Mi perdoni, ma perché tutte queste belle cose non le avete fatte con il governo Letta?

«Abbiamo realizzato la diminuzione della tassa sulla prima casa; di quelle sul lavoro; abbiamo avviato una fase di zero tasse sulle nuove assunzioni e abbiamo diminuito, attraverso gli eco-bonus, l’imposizione fiscale sulle ristrutturazioni edilizie».



E le riforme istituzionali, la legge elettorale?

«Siamo pronti: sul superamento del bicameralismo, sulla legge elettorale e sulla revisione del Titolo V della Costituzione. Come pure sulla giustizia, di cui bisognerà discutere senza imbarazzi».



Cioè chiederete che nel programma di governo sia inserito un capitolo sulla riforma della giustizia?

«Certamente. Così come a questo fine chiediamo che al ministero della Giustizia vada un portatore di istanze garantiste e non un giustizialista».



Adesso si capisce meglio perché lei è così frenato sul lieto fine dell’eventuale tentativo di governo di Renzi. I paletti che mettete sono belli spessi.

«Il successo di un eventuale incarico di Renzi non è scontato come le ho già detto. Per parte nostra non c’è certezza del lieto fine e nulla è scontato. Vogliamo capire in concreto se le nostre idee possono essere accettate o no».



Allora però insisto. Lei parla di due opzioni, una delle quali è elettorale, porta cioè dritta alle elezioni anticipate. Ma davvero si può votare con l’attuale legge elettorale uscita dalle forbici della Corte Costituzionale?

«Noi abbiamo la possibilità di andare al voto con questa legge elettorale, che è un sistema proporzionale con numerosi sbarramenti. Cioè non si tratta di un sistema proporzionale puro come viene detto da alcune parti. Infatti ci sono tutta una serie di sbarramenti molto importanti. Ricordo, ad esempio, lo sbarramento del quattro per cento a livello nazionale per essere rappresentati alla Camera e quello dell’otto per cento a livello regionale per il Senato. Sono sbarramenti di cui noi non abbiamo paura. Oppure possiamo andare al voto, magari inserendovi le preferenze, con il meccanismo elettorale che è attualmente in discussione a Montecitorio. Oppure l’alternativa è fare un nuovo governo dopo le dimissioni di Enrico Letta. Queste due ipotesi sono per il Nuovo centrodestra entrambe in campo. E come le ho detto mi sento di assicurare il 50 per cento di successo per ciascuna».



E allora, visto che le piacciono le scommesse, mi dice come finisce?

«Guardi, sui tempi del conferimento dell’incarico decide il Quirinale, sotto questo profilo la clessidra dei tempi è in mano al Quirinale. Per il resto da quando ci sarà la decisione di Napolitano, se il presidente incaricato vorrà stilare una prospettiva di realizzazione di cose grandi - che sono le uniche per le quali vale la pena spendersi e fare un tentativo di governo - noi siamo pronti a discutere. Chiarendo, come ho detto, che una cosa è sicura: non possiamo presentarci in Parlamento per il voto di fiducia semplicemente presentando un elenco di buone intenzioni. Alla Camere la maggioranze deve essere messa in grado di conoscere con precisione in cosa consiste il patto di coalizione. Se tutti i tempi, tutti gli obiettivi, tutte le realizzazioni saranno messe nero su bianco con accanto l’indicazione precisa e stringente anche di chi ha la responsabilità di realizzarle in modo che se ciò non avviene c’è un colpevole preciso, allora il tentativo del presidente incarico potrà prendere il largo. Ma solo in quel caso. E se per mettere a punto in maniera così meticolosa e minuziosa il programma servono tempi adeguatamente più lunghi, non c’è problema».
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