Casamonica, figlio del boss agli arresti autorizzato dai carabinieri a uscire per partecipare al funerale-show

Casamonica, figlio del boss agli arresti autorizzato dai carabinieri a uscire per partecipare al funerale-show
di Simone Canettieri
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Venerdì 21 Agosto 2015, 06:05 - Ultimo aggiornamento: 22 Agosto, 08:42

In serata anche il ministro degli Interni Angelino Alfano vuole vederci chiaro. La «falla del sistema», come la chiama il prefetto Franco Gabrielli, diventerà una relazione che finirà sul tavolo del titolare del Viminale. In questa vicenda «i protagonisti sono molti». Ma il film va diviso in due parti.

LE INDAGINI

Il primo tempo, quello più importante, riguarda «le indagini preventive che non ci sono state», come ha spiegato Gabrielli al capo di gabinetto di Alfano. Né da parte della questura né dai carabinieri. Vittorio Casamonica è morto martedì scorso, giorno in cui c'è stato un comitato per l'ordine e la sicurezza pubblica. Ma nessuno tra i presenti, i responsabili provinciali delle forze dell'ordine, lo ha detto. Non solo. Il figlio del boss ieri ha partecipato ai funerali del padre: si trova agli arresti domiciliari, i carabinieri di Ciampino lo hanno autorizzato a partecipare alle esequie. Ma non è scattato l'allarme. La «sottovalutazione», spiegano fonti della Prefettura dopo verifiche in questura, nasce anche dal fatto che «Vittorio Casamonica fosse da tempo malato e quindi uscito dal giro». E cioè dai radar degli investigatori. Non a caso la questura, finita nel mirino, ammette che il boss «era ai margini degli ambienti criminali, come confermato dalle recenti attività investigative nel corso delle quali lo stesso non è mai emerso». Per questo motivo è nato il «cortocircuito investigativo» che ha portato il feretro del capo clan in corteo per tutta la Tuscolana, prima di arrivare in chiesa, senza il giusto controllo.

E qui adesso inizia la seconda parte del film.

All'evento hanno partecipato, invece, i vigili urbani di Roma. Circa una decina. Gli agenti sapevano del funerale perché una pattuglia stava già davanti alla parrocchia Don Bosco molto prima che il corteo arrivasse. Ma nessuno ha avvisato il Campidoglio di quanto stava accadendo. E soprattutto della coreografia pacchiana affissa sui muri della chiesa. I vigili sono pubblici ufficiali e sarebbero potuti intervenire anche per bloccare la marcetta funebre dedicata al Padrino. Nessuno si è chiesto nemmeno se l'elicottero che dall'alta sparava petali fosse in regola. Solo nel pomeriggio, quando il caso era ormai scoppiato, ci sono state le verifiche del caso. Sempre la questura, in affanno, alle 21.20 ha spiegato in una nota che il «velivolo commerciale risulta essere stato noleggiato a una società privata» e che «per ordinarie modalità di sorvolo in un area non interessata a restrizioni di sicurezza, non necessita di autorizzazioni».

LE POLEMICHE

La bufera coglie il Campidoglio di sorpresa. Il sindaco Marino è in ferie ai Caraibi, il reggente è il vice Marco Causi. Che nel pomeriggio dice: «E' una schiaffo alla città». In serata interviene il chirurgo dem. Prima telefonata a Gabrielli, poi spiega: «È intollerabile - dice Marino - che i funerali siano strumenti dei vivi per inviare messaggi mafiosi». L'assessore alla Legalità Alfonso Sabella, ex pm antimafia e quindi esperto della materia, analizza la scena: «Questi rituali manifestano pubblicamente la potenza e l'arroganza del sodalizio». L'assessore Stefano Esposito, che è anche componente della commissione antimafia, ammette che in questa vicenda «c'è stata sottovalutazione politica e investigativa generale». La presidente dell'Antimafia Rosy Bindi si dice allarmata «dal clima di consenso che ha accompagnato una simile messinscena». Piovono le interrogazioni parlamentari al ministro Alfano da parte dei deputati Pd e Sel. I funerali del capoclan cadono in un giorno particolare: Matteo Orfini ha annunciato la costituzione di parte civile del Pd romano nel processo per la cosca di Buzzi e Carminati. Il leghista e governatore della Lombardia Roberto Maroni si incunea tra i due fatti: «Eh sì, con il Pd al governo Roma è proprio #MafiaCapitale». Orfini gli risponde: «La mafia a Roma ha dilagato quando c'era il tuo amico Alemanno e tu governavi». Dal centrodestra (nazionale) non mollano la presa su Marino. Giorgia Meloni (FdI): «Come faceva l'amministrazione a non saperne nulla?». Il M5S coglie la palla al balzo con Roberta Lombardi: «Destra e sinistra continuano a tacere». Intanto, la falla si è allargata a macchia d'olio. E i buoi, anzi i cavalli, sono scappati dalla stalla.