Terrorismo, Alfano: Roma e l'Italia tra gli obiettivi dell'Is

Angelino Alfano
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Martedì 9 Settembre 2014, 15:15 - Ultimo aggiornamento: 19:01
Il terrorismo di matrice religiosa dell'Isis veste anche abiti europei, lanciando una sfida senza precedenti alla sicurezza globale: un'organizzazione che ha risorse che nessun'altra prima ha avuto. Lo ha detto il ministro dell'Interno, Angelino Alfano, in un'informativa alla Camera, avvertendo che l'Italia e Roma, in quanto culla della cristianità, sono un obiettivo «non secondario» dell'Is, anche se al momento non ci sono «evidenze investigative di progettualità terroristiche nel nostro Paese».



La minaccia dell'Is Fonti di intelligence non segnalano rischi che esponenti dell'Is arrivino in Italia attraverso i flussi di migranti, «ma non si sottovaluta nulla, non si può escludere la possibilità», ha detto. «Il principale obiettivo dell'Islamic State - ha osservato Alfano - resta l'Occidente e ogni simbolo che lo rappresenti storicamente, politicamente e culturalmente. È l'Occidente soprattutto che l'Islamic State intende travolgere nelle sue fondamenta e sembra da condividere l'analisi secondo la quale, in questo preciso target, il profilo dell'Italia non occupi un posto secondario». «Il nostro - ha sottolineato - è intanto il Paese che è culla della cristianità e Roma, il luogo di residenza della più alta autorità spirituale dei cattolici, viene appunto evocata nei discorsi e nei videomessaggi lanciati di recente da al-Baghdadi, il quale, nelle sue rituali esortazioni alla guerra santa si propone anche nelle vesti di guida religiosa del popolo islamico, indicando, nella sua visione apocalittica dello scontro tra civiltà, un destino radioso che presto porterà i musulmani a divenire i padroni del mondo. È anche vero che, secondo una certa analisi, la nostra Capitale, di cui è vagheggiata la conquista, sarebbe richiamata con riferimento al suo valore simbolico, cioè in ragione della sua importanza millenaria nella storia del continente europeo e dell'intera civiltà occidentale, piuttosto che come concreto luogo fisico, ma non sarebbe prudente - ha avvertito - dare alle parole di al-Baghdadi un significato esclusivamente metaforico, minimizzandone il senso di una minaccia concreta».



«Questo - ha detto ancora il ministro - perché dobbiamo sempre considerare la platea a cui egli si rivolge ed il rischio che menti deboli e facilmente influenzabili possano lasciarsi suggestionare dai messaggi del loro capo politico e spirituale, interpretandoli alla lettera. Vi sono poi - ha continuato - ulteriori elementi di esposizione che riguardano la posizione internazionale del nostro Paese e la sua politica estera. Intanto, l'Italia, fin dall'attentato alle torri gemelle non ha mai fatto mancare il proprio appoggio alla lotta al fondamentalismo islamico, schierandosi tra i Paesi maggiormente impegnati su questo fronte. Non possono poi essere trascurati l'antica vocazione atlantista del nostro Paese, la sua tradizionale amicizia con gli Stati Uniti d'America e il fatto stesso di trovarsi oggi al vertice dell'istituzione europea. Più di recente, la necessità di impedire attraverso atti concreti che il nascente stato islamico persegua i suoi progetti di genocidio contro le minoranze etnico-religiose ha determinato il Governo italiano all'inevitabile scelta, avallata dalle Camere, di aderire alla richiesta di aiuto umanitario e di supporto militare delle autorità regionali curde in Iraq».




Combattenti europei Lo Stato Islamico si rivolge a una platea vastissima
», ha proseguito, sottolineando che «abbiamo di fronte una organizzazione spietata» che «recluta combattenti anche tra gli stranieri». Alfano fa anche un numero. Parla di «2.500 volontari europei pronti a combattere». «Risultano 48 persone passate dall'Italia e andate a combattere in Siria. Tra queste due con passaporto italiano, uno è il giovane genovese Delnevo ucciso in Siria nel giugno dello scorso anno», ha quindi spiegato.



Nuove regole Bisogna rafforzare gli strumenti legislativi contro la minaccia dei jihadisti andati combattere in teatri di guerra come la Siria. Deve essere sempre possibile, ha proseguito, «contestare il delitto di partecipazione a conflitti fuori dai nostri confini anche quando è un 'lupo solitario', nonché consentire la sorveglianza speciale dei soggetti a rischio, con l'obbligo di dimora». «Occorre - ha sottolineato Alfano - rafforzare le armi legislative in materia di terrorismo di cui disponiamo, e questo per affrontare con accresciuta efficacia questo grave e insidioso fenomeno, mettendo mano a nuovi strumenti che tengano conto della evoluzione della minaccia. Bisogna - ha aggiunto - che sia sempre possibile contestare il delitto di partecipazione a conflitti armati o ad atti di terrorismo che si svolgano fuori dai nostri confini: anche quando il responsabile corrisponda alla conosciuta figura del 'lupo solitariò, cioè non risulti appartenere ad alcuna associazione di stampo terroristico nè abbia svolto il ruolo di reclutatore, perchè altrimenti sarebbe perseguibile in base all'articolo 240-quater del nostro codice penale. L'obiettivo nostro sarebbe dunque quello di consentire la perseguibilità di condotte che, anche se connotate da pulsioni individualiste, frutto di processi di autoradicalizzazione, rappresentano pur sempre una considerevole fonte di pericolo da neutralizzare per tempo». «Anche nel campo della legislazione di prevenzione - ha proseguito il ministro - ravviso i margini per un intervento di attualizzazione delle norme. Vi è l'esigenza, secondo noi, di un affinamento delle disposizioni che tipizzino questa figura monadica, da monade, individuale di aspirante miliziano, includendola senza incertezze tra quelle a cui è possibile applicare la sorveglianza speciale con obbligo di dimora. Ciò avrebbe lo scopo di vanificare sul nascere il tentativo di recarsi nei luoghi della guerra santa sottoponendo l'autore a uno stretto controllo di polizia e applicando nei suoi confronti tutta quella serie di misure accessorie che lo priverebbero, di fatto, di ogni libertà di movimento».
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