Violentata per anni dal padre e tradita della madre che lo ha perdonato: la storia di Becky commuove il web

Violentata per anni dal padre e tradita della madre che lo ha perdonato: la storia di Becky commuove il web
di Federica Macagnone
4 Minuti di Lettura
Sabato 21 Novembre 2015, 09:26 - Ultimo aggiornamento: 9 Novembre, 14:06
Stuprata per quattro anni da suo padre David, tradita da una madre, Mandy, schierata a fianco del marito che pretendeva da lei che perdonasse l'uomo che l'aveva fatta precipitare in un inferno. Becky Herbert, una ragazza di Plymouth che oggi ha 20 anni, non vuole più tornare in quella casa in cui ha vissuto nell'incubo e dove oggi suo padre, uscito nel frattempo dal carcere, è tornato. Una scelta che le è valso un biglietto scritto dalla mamma: «D'ora in poi considerati orfana». Un messaggio choc che si aggiunge all'orrore vissuto in passato.



La disperazione. Becky è stata stuprata per quattro anni, quasi ogni notte, da un padre che si infilava nel suo letto e che le diceva, quando lei lo supplicava di non toccarla: «Questo è il nostro piccolo segreto». Un padre che aveva cominciato a palpeggiarla nelle parti intime fin da quando lei aveva appena nove anni con la scusa di voler controllare se stesse crescendo correttamente. Palpeggiamenti che sono sfociati in una serie infinita di stupri da quando Becky aveva 11 anni fino ai 15, quando tentò di impiccarsi. Cresciuta da una madre che seguiva rigidamente i principi religiosi della chiesa evangelica e che le aveva sempre detto che il sesso prima del matrimonio è peccato, aveva il terrore di restare incinta così come di rivelare quello che le succedeva: «Chi crederebbe - pensava - alla parola di una bambina contro quella di un uomo che legge sempre la Bibbia e va in chiesa ogni domenica?».



Le violenze. La ragazza subì la prima violenza mentre la madre era al lavoro. «Ero sul letto a giocare con i miei orsacchiotti - racconta Becky - Prima di rendermi conto di quello che stava succedendo, mio padre mi aveva già abbassato i pantaloni. Non capivo che si trattava di uno stupro, ma sapevo che era qualcosa di sbagliato: l'ho pregato di fermarsi, ma lui non mi ha ascoltato. Tremavo. Ho tirato la coperta sopra la mia testa e ho abbracciato il mio orsacchiotto. Da quel giorno, quasi ogni notte mi svegliavo e me lo ritrovavo steso su di me. Lo imploravo di non toccarmi, ma lui andava avanti e mi diceva che era il nostro "piccolo segreto". Ogni volta avrei voluto morire. Un incubo che ha influito su tutti gli aspetti della mia vita. Volevo morire. Un giorno, in un parco giochi, ho preso la mia cravatta per impiccarmi a un cancello. Un'amica mi ha fermata, ma io non ho avuto il coraggio di confessarle cosa si nascondeva dietro la mia disperazione».



Il coraggio di raccontare. «Il coraggio è arrivato quando avevo 15 anni - continua Becky - ed ero in vacanza in un campeggio cristiano in Cornovaglia. Stavamo cantando tutti insieme quando all'improvviso sono scoppiata in lacrime e sono corsa via. Un'amica mi ha inseguita, ma io singhiozzavo e non riuscivo a dire a voce quello che avevo in testa, così l'ho scritto su un foglio. La mia amica l'ha fatto vedere a un leader del campo e in poco tempo mi sono ritrovata in una stazione della polizia a raccontare tutta la mia storia».



Il ricatto della madre. David Manning, processato con sette capi d'imputazione relativi a reati sessuali, ha confessato e nel 2010 è stato condannato a nove anni, ma è uscito dal carcere quest'anno per buona condotta e gli è stato concesso di tornare a vivere con la moglie e i fratelli di Becky. Prima del 2019, però, per ordine del tribunale non potrà assolutamente entrare in contatto con la figlia.



«Quando ho saputo che poteva tornare dove vivono ancora i miei fratelli mi sono sentita arrabbiata come non mai: ho preso a pugni un muro così forte da ritrovarmi con le mani insanguinate. Come può sentirsi sicura mia madre con un pedofilo che vive in casa sua? Inoltre, questo vuol dire che io non posso andare a trovare mia madre, visto che lui è lì. Il pastore della chiesa le ha detto di perdonare papà, che deve amarlo più dei suoi figli, perché noi saremmo presto cresciuti e l'avremmo abbandonata. E lei ha preteso che lo perdonassi anch'io, dicendo che Gesù vuole così, che il passato è passato e che la Bibbia impone il perdono. Mi sono sentita tradita. Ero sbalordita. Il colpo di grazia è arrivato quando il pastore le ha suggerito che avrei potuto aver inventato tutto perché papà era severo. A quel punto ho lasciato la casa. Amo mia madre, ma non posso vivere con lei se pretende che io perdoni mio padre. Non potremo mai avere un rapporto se lei non accetta che non potrò mai perdonarlo. Lei ha scelto il mio stupratore invece di me. Ha scelto l'uomo che mi ha completamente distrutto: ancora oggi mi sveglio in piena notte tremante e sudata per la paura. E oggi come oggi non sono sicura di voler mettere al mondo un bambino dopo aver vissuto sulla mia pelle tutto il male che un bambino può subire».



Mandy, dal canto suo, ha scritto a Becky criticandola per aver denunciato il padre «ripescando un episodio doloroso del passato». Ma tra i suoi messaggi ce n'è uno che risulta particolarmente agghiacciante. Quello in cui dice alla figlia: «Considerati un'orfana».