La Francia ritira l'ambasciatore gay e rinuncia alla rappresentanza in Vaticano

La Francia ritira l'ambasciatore gay e rinuncia alla rappresentanza in Vaticano
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Domenica 11 Ottobre 2015, 03:47 - Ultimo aggiornamento: 12 Ottobre, 19:12
CITTÀ DEL VATICANO - Laurent Stefanini, l'attuale capo del protocollo dell'Eliseo, non sarà l'ambasciatore della Francia in Vaticano. Lo afferma il quotidiano parigino Liberation sulla base di indiscrezioni di fonti vicine al dossier sulla spinosa vicenda del diplomatico di cui è stata resa nota l'omosessualità, designato fin dal gennaio scorso dal governo di Parigi ma al quale il Vaticano ha negato il gradimento. «È morto», ha detto confidenzialmente una fonte per significare la pietra messa sopra la nomina di Stefanini alla prestigiosa sede di Villa Bonaparte, di cui peraltro negli anni scorsi era stato il numero due. In altre parole, senza dirlo pubblicamente, il governo francese ha preso atto del diniego vaticano e l'incarico all'ambasciatore gay è ormai tramontato.



A questo punto la pratica viene considerata chiusa e sembra, al momento, che la Francia «non presenterà un altro ambasciatore fino al 2017».



IL BRACCIO DI FERRO

Appare come ormai definitivo, quindi, l'esito di un lungo braccio di ferro che ha significato anche uno stallo diplomatico tra il Vaticano e la «prediletta» nazione francese. L'ostinato silenzio, per mesi, del Vaticano sul gradimento a Stefanini era già apparso come un rifiuto. Ma nella visita a Parigi di inizio giugno del segretario di Stato Pietro Parolin al presidente Francois Hollande e al premier Manuel Valls, il primo collaboratore di papa Francesco, che pure aveva parlato di «dialogo aperto» sulla vicenda, aveva anche comunicato alle più alte autorità transalpine che il Vaticano non avrebbe accreditato l'ambasciatore designato. Le due parti sono rimaste insomma ferme sulle rispettive posizioni: da una parte la Santa Sede che non dava il suo agreement a Stefanini, non tanto per la sua omosessualità quanto per l'idea che si volesse imporre una candidatura senza tenere conto del gradimento vaticano (con sullo sfondo comunque l'opposizione della Chiesa al «matrimonio per tutti», quindi anche per i gay, approvato dal governo d'Oltralpe); dall'altra la Francia di Hollande che non recedeva di un millimetro confermando la propria fiducia a Stefanini, «miglior candidato possibile», e smentiva le voci sulla ricerca di un altro nome. E che ora, non potendo portare a compimento la propria scelta, per non dichiarare apertamente la propria «sconfitta» preferisce non nominare - almeno fino al 2017 - un altro ambasciatore, lasciando le relazioni diplomatiche con la Santa Sede a un livello meno elevato.