Ucraina, intrappolati in miniera 500 persone per un colpo di mortaio

La posizione della miniera di Zasyadko
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Lunedì 26 Gennaio 2015, 17:52 - Ultimo aggiornamento: 27 Gennaio, 12:23
Un dramma nel dramma. Un colpo di mortaio ha colpito poche ore fa la miniera di Zasyadko nelle vicinanze di Donetsk in Ucraina. Circa cinquecento minatori sono rimasti bloccati sotto terra intorno a mezzogiorno, ora locale. Dopo tre ore 110 minatori sono stati evacuati e la situazione delle rimanenti persone, intrappolate per mancanza di corrente, sembra al momento non essere grave, anche perché l’incidente non è legato a crolli o blocchi materiali nei collegamenti con la superficie, ma alla sospensione della corrente elettrica nell'area.





Quanto avvenuto però ha allarmato l’intera popolazione della zona, e non solo i parenti e gli amici dei minatori di Zasyadko. La situazione intorno alla città di Donetsk, non distante dal confine russo, è infatti ormai sempre più paradossale, tra persone che cercano di continuare a vivere normalmente rischiando, però, la vita per bombardamenti, scontri a fuoco, colpi di mortaio.

L’incidente di oggi non è neppure il primo per la miniera che, situata a pochissime miglia da un punto nevralgico come l’aeroporto internazionale di Donetsk, è già stata, per ben due volte, oggetto di simili eventi.



Il colpo di artiglieria, secondo la pubblicazione di stato russa Ria Novosti, sarebbe partito dalle forze ucraine schierate nella zona, ma al momento non è ancora chiaro (come già avvenuto molte volte in passato) chi – tra le due parti in conflitto – abbia la responsabilità di quanto accaduto.

La miniera produce oltre 10.000 tonnellate di carbone al giorno e impiega altrettante persone per le sue attività. In passato molti minatori sono morti a causa di incidenti verificatisi nel sottosuolo (nel 2007 110 persone persero la vita in un crollo delle gallerie) ma adesso il pericolo proviene dall’alto. Il vicino aeroporto internazionale porta i segni di una guerra fratricida che ha causato la morte di dozzine di civili in tutta la zona, al punto che in alcuni momenti – dall’aprile dello scorso anno a oggi – i minatori si sentivano più al sicuro nell’oscurità del carbone che non alla luce di traccianti e bombardamenti.

Persino oggi, paradossalmente, quelle centinaia di metri di terra e carbone si sono rivelati essere la loro salvezza.