Ucraina, firmato l'accordo a Ginevra: «Liberare edifici, amnistia agli insorti»

Un dimostrante in un edificio di Donetsk occupato dai filorussi
di Luca Lippera
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Giovedì 17 Aprile 2014, 09:05 - Ultimo aggiornamento: 18 Aprile, 12:33

«Tutte le parti si astengano dalla violenza, i gruppi armati depongano le armi». Il vertice sull'Ucraina tenuto a Ginevra si chiude con un documento comune (Russia, Ucraina, Unione Europea e Stati Uniti) che annuncia una «amnistia per tutti i manifestanti filorussi» e prospetta un «processo di riforma costituzionale per l'Ucraina». L'annuncio - per ora una mera dichiarazione di intenti - segue di poche ore l'intervista con cui Vladimiri Putin aveva detto alla tv russa di essere pronto a inviare l'esercito in Ucraina per «difendere i russi che vivono nell'est del Paese». Lo “zar” Vladimir, dopo una notte di sangue in cui le truppe di Kiev avevano ucciso tre separatisti ferendone altri tredici, aveva evocato senza giri di parole la possibilità di un intervento militare. Il presidente russo parlava al primo canale della tv di Stato mentre a Ginevra iniziavano i colloqui. «Le autorità di Kiev - aveva detto - stanno portando il Paese verso l'abisso. Spero di non dover usare la forza usando il potere concessomi dal Parlamento. Mi auguro che la situazione possa essere risolta con mezzi politico-diplomatici. Ma la violenza contro il popolo nell'est dell'Ucraina è un crimine».

La situazione nell'est dell'Ucraina, nonostante il piccolo passo avanti compiuto a Ginevra, è caotica. Kiev continua ad accusare Mosca di fomentare i disordini nelle città di confine. La Russia, stando a questa versione, avrebbe infiltrato nell'area uomini delle forze speciali e fornirebbe appoggio ai separatisti che occupano decine di edifici pubblici chiedendo un referendum come in Crimea.

Un gruppo di “insorti” - terroristi, dal punto di vista di Kiev - ha cercato di prendere possesso poco prima dell'alba di una sede della polizia ucraina a Mariupol sul Mar d'Azov. Militari ucraini hanno sparato, secondo il Ministro dell'Interno, «per disperdere la folla». Tre filorussi sono stati uccisi, altri tredici sono rimasti feriti e successivamente è iniziata una «operazione di rastrellamento».

Le autorità ucraine stanno pensando di proclamare lo “stato di emergenza” nell'est del Paese nel tentativo di fermare i separatisti. Il provvedimento è stato chiesto ventilato oggi dall'ex primo ministro di Kiev, Yulia Timoshenko, proprio mentre a Ginevra la Russia, la stessa Ucraina, l'Unione Europea e gli Usa stavano per sedersi attorno a un tavolo nel tentativo di trovare una via d'uscita alla crisi. Lo “stato di emergenza” consentirebbe alle forze armate ucraine di intervenire senza restrizioni contro i ribelli. Ma la decisione comporterebbe, quasi certamente, anche il rinvio delle elezioni presidenziali previste per il 25 maggio.

L'incontro in corso a Ginevra non è partito sotto i migliori auspici. Ci sono il segretario di Stato americano, John Kerry, il Ministro degli Esteri Russo, Sergey Lavrov, quello ucraino Andrii Deshchytsia e il capo della diplomazia dell'Unione Europea Catherine Ashton. Kiev, poco prima dell'inizio del vertice, ha detto di «non nutrire molte speranze». «Non ci fidiamo dei russi», ha aggiunto un portavoce. Ma durante la riunione, in albergo della città sul lago al centro della Svizzera, sarebbero emersi alcuni spiragli. L'agenzia di stampa russa Interfax parla di un possibile documento comune che potrebbe essere diramato a fine giornata.

Il quadro sul terreno non è chiaro. Donetsk, un milione di abitanti, capoluogo della regione al confine della Russia, sembra controllata dai separatisti. A Lugansk oggi alcune centinaia di persone, tra cui donne e molti studenti, hanno manifestato sventolando le bandiere giallo-blu dell'Ucraina. A Mariupol, poche ore prima, c'erano stati morti e feriti. Il piccolo aeroporto militare di Kramatorsk, al centro della regione, sarebbe tuttora in mao all'esercito di Kiev. Ma i reparti blindati che erano stati inviati a rafforzare la base ieri si sono arresi ad altri manifestanti che chiedono l'annessione a Mosca.

Foto della Associated Press mostrano che ci sono posti di blocco controllati da soldati ucraini sulla strada tra la stessa Kramatorsk e Izyum, un'ottantina di chilometri a nord. I posti, va detto, sono piccoli e sperduti. L'accavallarsi delle notizie, spesso contraddittorie e non verificabili, descrivono benissimo quanto tutto sia magmatico e in movimento. Testimoni, tanto per dirne una, hanno riferito di un ufficiale ucraino sulla piazza di Slovansk che sarebbe sceso da un blindato governativo e avrebbe detto alla folla che lo applaudiva: «Non sparerò mai sui miei compatrioti»

«Putin, nell'intervista trasmessa dalla tv russa, ha ammesso per la prima volta pubblicamente la «presenza di militari russi in Crimea in occasione del referendum, per garantire la libera espressione della volontà dei cittadini ed evitare che la situazione degenerasse come sta accadendo nell'est dell'Ucraina». La dichiarazione, fatta alcune settimane fa, avrebbe avuto un'eco completamente diversa. Ora, sul palcoscenico di un Paese incendiato dal separatismo che conta morti e feriti, è tutta un'altra storia. «La Russia - ha aggiunto Putin - deve fare ogni cosa per aiutare la popolazione che parla russo in Ucraina a difendere i propri diritti».

L'operazione “anti-terrorismo” lanciata due giorni fa contro i separatisti non è andata secondo i piani delle autorità ucraine. Il servizio Bbc News on-line, che ha diversi inviati nell'est dell'Ucraina, scrive apertamente di un «non evento o peggio di un totale fiasco». La giornata, dopo i morti dell'altro ieri, è stata tesissima. Angela Merkel ha invitato Putin alla «moderazione» e ha chiesto alla Russia di «ritirare le truppe dal confine con l'Ucraina».


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