«UOMINI A TERRA»
Erano i momenti cruciali, il blitz doveva ancora scattare. Un'altra donna coraggiosa, Geraldine, francese, veniva raggiunta al telefono dalla tv «I tele» e raccontava ancora di più di quell'orrore, barricata dietro una tenda al terzo piano: «Eravamo al primo piano, abbiamo sentito degli spari, ma pensavamo che fosse una festa. Invece c'erano uomini a terra. Abbiamo sentito rumori e grida». E ancora, con la voce rotta dalla paura: «Rimaniamo fermi qui, sentiamo degli spari...».
Qualcosa di più preciso riusciva a dirlo dal suo letto di ospedale ancora Caterina Bottari: «Eravamo in cinquanta noi italiani, qui ce ne sono almeno sei, feriti. Nella stanza accanto, due morti e tre feriti». Solo a sera sarebbe arrivato un bilancio: 24 morti, compresi i due attentatori, e fra loro - oltre ai 4 italiani - polacchi, tedeschi, spagnoli, colombiani.
Intanto le voci si accavallavano e le storie di incrociavano. A partire da quella di Caterina che a Tunisi c'era arrivata con tre colleghe amiche - Antonella Sesino, Antonietta Santoro e Anna Abbagnale - e con due dei loro mariti. Proprio Antonietta Santoro, raggiunta in ospedale, avrebbe fornito una testimonianza agghiacciante: «Ho visto dei ragazzini che sparavano, io e mio marito siamo scappati».
CADUTO MENTRE FUGGIVA
Poi la storia di Anna e Alberto, due ebrei romani, portati via da un poliziotto proprio davanti al museo, mentre iniziava la sparatoria. Ora stanno bene, la figlia e riuscita anche a raggiungerli telefonicamente: «Mia madre è solo impaurita, mio padre leggermente ferito». Alberto, infatti, è caduto saltando un muretto durante la fuga. E' bastata invece una telefonata della mamma dall'Italia a mettere al sicuro Nicola Previti, 34 anni, di Treviso, illusionista a bordo della Costa Fascinosa. Era appena sbarcato dalla nave e su un taxi stava andando verso il centro, proprio verso il museo Bardo. La mamma l'ha chiamato perché aveva visto la tv: «Scappa, scappa immediatamente da lì».
IN GITA E AL SICURO
Erano invece bene decisi a non scendere proprio dalla nave i trenta studenti in gita di Maiori, in provincia di Salerno. E sono riusciti a convincere i professori che li accompagnavano: niente museo, niente shopping, sono rimasti al sicuro tra i mille divertimenti di bordo. Hanno telefonato a casa e hanno rassicurato le famiglie, aggrappate alle immagini in tv, nella speranza di non riconoscere nessuno. Come invece è accaduto a due donne di Ravenna, Paola Melandri e Oriana Serrandrei, riconosciute dai colleghi di lavoro fra gli ostaggi. Alla fine in salvo anche loro, con i mariti e due coppie di amici.