Terremoto in Nepal, migliaia di vittime. Nuova scossa 6.7

Terremoto in Nepal, migliaia di vittime. Nuova scossa 6.7
6 Minuti di Lettura
Domenica 26 Aprile 2015, 09:54 - Ultimo aggiornamento: 27 Aprile, 07:20

E' di oltre 2.500 morti il bilancio, ancora provvisorio e destinato a salire, delle vittime del terremoto che ha colpito il Nepal, il sisma più grave per il paese dopo quello del 1934.

Un'altra scossa prolungata (almeno due minuti) di intensità pari a 6,7 gradi della scala Richter è stata registrata nel pomeriggio (ora locale) con epicentro a una sessantina di chilometri a est della capitale.

Continua a salire drammaticamente, ora dopo ora, il bilancio delle vittime del terremoto.

Secondo le ultime stime del governo nepalese, riportate dai media indiani, il numero dei morti è arrivato a 2.50. I feriti sono 5.580. Il premier Sushil Koirala ha lanciato un drammatico appello alla comunità internazionale per «aiuto e sostegno». «Riusciremo a superare questo momento, qualunque sarà il costo per farlo», ha affermato, chiedendo ai connazionali in questo momento «di fare il possibile» per salvare vite umane.

​Una grande valanga, inoltre, ha colpito nuovamente il campo base sull'Everest alle ore 9 italiane. Almeno 18 scalatori sul monte Everest sono stati uccisi dalle valanghe (altre fonti indicano 22 vittime) provocate dalla scossa di magnitudo 7,9 registrata ieri. I loro corpi sono stati scoperti da un gruppo di soccorso indiano a Base Camp, dove sono state tratte in soccorso 61 persone, 21 delle quali sono state portate via da un elicottero. «Ma ci sono anche Camp One e Two. Il bilancio delle vittime potrebbe salire, avremo le idee più chiare più tardi, oggi», ha dichiarato un portavoce militare indiano. Ancora da controllare anche la sezione superiore di Base Camp, ha precisato il funzionario della polizia nepalese Bhanunhakta.

SPELEOLOGI DISPERSI

Dopo il terremoto non si hanno più notizie di quattro speleologi italiani del Soccorso alpino, in spedizione nel villaggio di Langtang, travolto da un'enorme valanga. Lo apprende l'Ansa dal fratello di uno di loro, Giuseppe Antonini, di Ancona. Roberto Antonini ha parlato con il fratello mezz'ora prima del sisma, poi non ha più saputo nulla. Giuseppe 'Pino' Antonini, 53 anni, è specializzato in operazioni di grotta e forra. È direttore della Scuola forre del Soccorso alpino e tecnico di elisoccorso. «Con lui - ha detto il fratello Roberto - ci sono anche il medico speleologo Gigliola Mancinelli, Oscar Piazza, del Soccorso alpino del Trentino Alto Adige e Giovanni Pizzorni di Genova».

Quest'ultimo è un torrentista di 52 anni, Pizzorno si trovava in Asia con una squadra di Ancona per effettuare un'escursione in due canyon. Lo hanno confermato all'Ansa alcuni amici che attendono notizie a Genova. Pizzorni è uno dei torrentisti più noti a livello nazionale insieme all'altro disperso, Oscar Piazza. È anche formatore della scuola specializzata per questa pratica e vicedirettore della Aic Canyoing del Cai di Genova.

Oscar Piazza, della Scuola nazionale tecnici, è anche vice direttore della Scuola nazionale forre. Gigliola Mancinelli è un medico ma anche un tecnico speleologo. Del quarto membro della spedizione non si conosce ancora il nome. «Giuseppe - ha detto ancora Roberto Antonini - ha un telefono satellitare, ma dopo la telefonata di ieri non è più raggiungibile». Lo speleologo, subito dopo la prima scossa, era riuscito anche a parlare con la compagna. Il gruppo di speleologi doveva esplorare le forre, ma ieri - dalle poche notizie che si hanno - non si era mossi dal villaggio perchè il tempo era brutto.

Sono vivi invece i due fratelli fiorentini, Daniel e Elia Lituani, 25 e 22 anni, nel Paese da due settimane, che non davano più loro notizie dal giorno del terremoto. «Ha telefonato la ragazza di mio figlio: stanno tutti bene». Ha detto Marco Lituani, padre dei due. Marco Lituani è uscito dal suo laboratorio di scultura e ha dato la notizia ai giornalisti presenti davanti a casa. «Non ci abbiamo ancora parlato perché lì sono saltate le comunicazioni ma l'amica di mio figlio è riuscita a mettersi in contatto con i genitori in Germania», ha spiegato.

I due fratelli fiorentini sono partiti per il Nepal due settimane fa, «erano con una amica tedesca», spiega la madre Dafi Krief. «Nell'ultima mail che ho ricevuto erano in una fattoria a Pokhara: da un internet caffè mi hanno scritto perchè non hanno cellulare», ha spiegato la donna. Con il marito, Marco Lituani, vive a Firenze, dove anche i ragazzi sono nati e cresciuti. Daniel ed Elia avevano deciso di fare un'esperienza di trekking, «e per questo avevano comprato una tenda prima di partire».

Stanno bene anche i due amici alpinisti di Fano, Pietro Marcucci e Luca Cantiani, che si trovano in questo momento ai piedi dell'Everest. Erano arrivati in Nepal una settimana fa e secondo i programmi in questi giorni avrebbero dovuto impostare la scalata per la cima più alta del mondo ma ora, con il terremoto e la tragedia della valanga che ha travolto e ucciso 18 persone impegnate nella scalata, hanno rinunciato ai loro programmi e stanno preparandosi per il rientro in Italia. Da quanto si è appreso, Marcucci e Cantini non hanno mai corso alcun rischio nè si sono trovati coinvolti nei danni provocati dal terremoto. Ora stanno cercando un volo per un rapido rientro in Italia.

Di fronte alla tragedia prodotta dall'ondata di scosse di terremoto cominciata ieri, il governo del Nepal ha decretato lo stato di calamità nazionale.

L'aeroporto di Kathmandu, l'unico scalo internazionale nepalese, è stato chiuso all'improvviso alle 12 locali, dopo la nuova forte scossa, secondo le autorità «solo per 4 ore». Ma questo ha comunque costretto almeno tre aerei indiani che erano in volo per il Nepal a fare marcia indietro.

Intanto sull'Everest numerosi elicotteri stanno evacuando un centinaio di persone dal campo base e dal campo 1 e 2, posti a quota più alta. Lo riferisce Pietro Coerezza responsabile della comunicazione dell'associazione. «Sto bene, ma sono stato svegliato da una forte scossa di terremoto». Sono le prime parole pronunciate dall'alpinista Marco Confortola, 44 anni, di Valfurva (Sondrio), quando la madre Elena lo ha raggiunto in Nepal grazie al telefono satellitare per fargli gli auguri per l'onomastico.

È stato lo scalatore della Valtellina, a quota 4500 metri circa del campo base, a informare i familiari del terribile sisma che ha seminato morte e distruzione. Confortola si trova nello Stato asiatico perchè avrebbe dovuto tentare, nei prossimi giorni, la scalata al suo nono 8mila metri. «Ora non appena le condizioni meteo lo consentiranno cercherò di scendere a valle - ha detto Confortola - Non si può proseguire nell'impresa. Troppi i rischi per le valanghe che cadevano in zona anche prima del terremoto».

Finora, si apprende al ministero degli Esteri, sono stati rintracciati oltre 300 italiani, che risultano incolumi. La loro presenza in Nepal è stata accertata anche grazie alla collaborazione delle autorità italiane in India. Le verifiche, che sono ancora in corso, vengono rese difficili dalle condizioni delle comunicazioni telefoniche sul posto e dal fatto che molti italiani non si erano registrati sul sito dell'Unità di crisi www.dovesiamonelmondo.it.

Un aereo militare americano è in volo verso il Nepal con 45 tonnellate di aiuti e personale di soccorso per aiutare nelle ricerche. Lo afferma il Pentagono.

© RIPRODUZIONE RISERVATA