Sochi, sponsor Coca Cola vieta la parola gay: proteste. Nei guai anche McDonald's

Sochi, sponsor Coca Cola vieta la parola gay: proteste. Nei guai anche McDonald's
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Giovedì 30 Gennaio 2014, 19:37 - Ultimo aggiornamento: 31 Gennaio, 15:18
NEW YORK - Guai per la Coca Cola: il colosso delle bollicine, sponsor ufficiale dei giochi di Sochi, finito nei pasticci a causa di una campagna lanciata sui social network. L'iniziativa promozionale di sostegno agli atleti permetteva di inviare una lattina virtuale personalizzata a un amico: l'utente poteva scrivere un nome e spedirla via web. Ci si poteva scrivere qualsiasi cosa. Il sito però non permetteva di digitare la parola «gay».



Immediate le proteste dei movimenti per i diritti degli omosessuali, e la promozione è stata disattivata, riporta su Huffington Post Michelangelo Signorile, ex direttore di «Out» ed ex editor at large di «The Advocate». Chi aveva provato a scrivere la parola gay, prima che l'applicazione venisse cancellata, aveva visto comparire la scritta: «Oops, facciamo finta che non l'hai digitata». Problemi anche per McDonald's che ha lanciato su Twitter l'ashtag #CheersToSochi del quale si sono impossessati gli attivisti della lega Lgbt (lesbian, gay, bisex e transgender) tempestandolo di messaggi anti Putin. «Gli sponsor olimpici erano stati avvertiti», scrive Signorile sul sito americano: lo scorso agosto la Human Rights Campaign aveva chiesto azioni specifiche, e decise prese di posizione di condanna, alla luce delle leggi russe sulla «propaganda gay».



«Le società non hanno invece fatto nulla - ha aggiunto il columnist - se non limitarsi ad offrire, in risposta al loro incubo di pubbliche relazioni, un tiepido appoggio per i diritti umani senza però entrare nello specifico per denunciare il comportamento della Russia di Vladimir Putin nei confronti degli omosessuali».
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