Siria choc, massacro in un giacimento di gas: i jihadisti uccidono 270 persone

Siria choc, massacro in un giacimento di gas: i jihadisti uccidono 270 persone
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Domenica 20 Luglio 2014, 16:39 - Ultimo aggiornamento: 22 Luglio, 12:52

Oltre 270 miliziani lealisti, guardie e lavoratori sono stati uccisi, molti dei quali con esecuzioni sommarie, dai miliziani jihadisti dello Stato islamico quando si sono impadroniti di un campo petrolifero nella provincia siriana di Homs. Lo riferisce l'ong Osservatorio nazionale per i diritti umani in Siria (Ondus), affermando che si tratta della peggiore atrocità commessa dai miliziani dell'organizzazione estremista che si batte sia contro le forze governative sia contro gli altri gruppi fondamentalisti e i ribelli.

La lista degli orrori Ma altri episodi si aggiungono alla lista degli orrori attribuiti allo stesso Stato islamico, che mira a dar vita ad un Califfato transnazionale tra la Siria e l'Iraq e che nelle regioni finora sotto il suo controllo ha applicato nel modo più severo i dettami della legge islamica, con esecuzioni capitali ed amputazioni in pubblico.

Donne lapidate per adulterio Lo stesso Ondus, organizzazione con sede in Gran Bretagna ma che può contare su una vasta rete di informatori in Siria, ha detto che due donne accusate di adulterio sono stata lapidate nel nord del Paese in sole 24 ore.

La seconda esecuzione, precisa l'ong, è avvenuta venerdì sera a Raqqa, capoluogo dell'omonima provincia, in una piazza nei pressi dello stadio municipale. Ad eseguirla sarebbero stati miliziani dell'Isis dopo che i cittadini presenti si erano rifiutati di farlo. La prima lapidazione sarebbe invece avvenuta giovedì sera nel mercato della cittadina di Al Tabqa, nella stessa provincia di Raqqa, dove sarebbe stata messa a morte una donna di 26 anni. Attivisti siriani residenti a Raqqa e Tabqa avevano detto di non sapere nulla di questa prima lapidazione.

Guerra sanguinaria Il massacro denunciato dall'Ondus è avvenuto invece giovedì al campo petrolifero di Shaer, non lontano dal sito archeologico di Palmira. Tra le 270 vittime (di altre 90 persone non si hanno più notizie, secondo l'Ondus) la maggior parte erano membri delle forze di autodifesa lealiste formate da alawiti di villaggi della provincia di Homs. La stessa confessione, sciita, del presidente Bashar al Assad, considerata eretica dai fondamentalisti sunniti dello Stato islamico. Secondo l'ong, molti sarebbero stati uccisi dopo la cattura.

I video choc In un video ripreso dai jihadisti si vedono decine di cadaveri sparsi sul terreno in una zona desertica, mentre alcuni miliziani inneggiano alla propria vittoria. In un altro, si vede un jihadista che si mette in posa accanto ai corpi senza vita e parla in tedesco. Nelle file dello Stato islamico sono molti i combattenti arrivati da altri Paesi arabi e anche europei.

Shady Hamadi: non addandonare la Siria al massacro «L'unica via oggi per uscire dalla spirale di violenza in Siria e per rendere i siriani protagonisti del loro futuro è sostenerli», ha detto ieri ad Erice (Trapani) in occasione dei «Dialoghi di pace», una delle tappe di «Fly for peace», Shady Hamadi, intellettuale siriano, padre sunnita e mamma cristiana cattolica. «Noi abbiamo il dovere morale e storico di comprendere questi giovani, di stargli accanto, visto che il mondo pare disposto ad accettare il loro massacro», ha aggiunto. «I siriani non devono essere morti - ha detto ancora l'intellettuale -. Dobbiamo fare di tutto per cancellare quell'idea che disegna la Siria come la terrà del caos: un paese dove si dice di tutto e il contrario di tutto. Se noi manterremo questa opinione, scegliendo la neutralità, allora avalleremo il massacro e noi siriani saremo condannati a pagare un prezzo altissimo. Se sceglieremo la strada dell'incomprensione e dell'abbandono - ha concluso -, allora la Siria sarà un buco nero. Sarebbe bello se ci fossero dei gemellaggi fra le nostre città e i campi profughi e le città libere dal fondamentalismo e dal regime per lo scambio di idee e di sostegno perché vorrebbe dire lasciar parlare questi siriani invisibili e ascoltarli».

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