Scozia, i «No» di nuovo in vantaggio
a tre giorni dal voto sull'indipendenza

Scozia, i «No» di nuovo in vantaggio a tre giorni dal voto sull'indipendenza
di Luca Lippera
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Venerdì 12 Settembre 2014, 19:45 - Ultimo aggiornamento: 15 Settembre, 11:54

Il fronte dei contrari all'indipendenza della Scozia torna in vantaggio a tre giorni dal referendum che potrebbe cambiare il volto del Regno Unito. Secondo un nuovo sondaggio, i No sarebbero in questo momento al 52% contro il 48% dei S. La rilevazione fotografa il primo recupero degli unionisti, favorevoli a restare con Londra, dopo settimane di continui arretramenti.

L'incertezza comunque resta e l'intervento dell regina Elisabetta potrebbe essere una prova dei timori del Regno Unito. L'ultimo sondaggio, pubblicato dai quotidiani «Times» e «Sun», è stato condotto da YouGov, lo stesso istituto che una settimana fa indicava un lieve vantaggio degli indipendentisti. La campagna elettorale negli ultimi giorni si è fatta incandescente e i residenti della Scozia sono bombardati di messaggi. Non ultimi quelli di alcuni giganti bancari che hanno detto di essere pronti a spostare le sedi legali «a sud del confine» - cioè in Inghilterra - se la Scozia dovesse diventare indipendente. L'intervento del Fondo monetario internazionale - «Possibili turbolenze sui mercati in caso di vittoria del Sì» - è stato duramente criticato dai separatisti che parlano di «una campagna orchestrata ad arte dai media inglesi e dalla grande finanza per spaventare l'elettorato».

Il referendum è fissato per giovedì. La rilevazione che ridà fiato al fronte del “No” conferma che il risultato continua ad essere incerto e che potrebbe bastare una componente emotiva per far pendere l'ago della bilancia da una parte anziché dall'altra. In fondo gli elettori - votano solo i residenti in Scozia - sono appena quattro milioni e la partita verrà decisa da poche decine di migliaia di schede. Edimburgo e Londra sono unite si sono unite nel 1706, più di trecento anni fa, e una eventuale scissione avrebbe enormi conseguenze economiche e politiche. Ci sono in gioco il petrolio nel Mare del Nord, l'utilizzo della sterlina (la Bank of England ha detto che il nuovo Stato dovrebbe avere una nuova moneta) e gli intrecci che inevitabilmente si creano in tre secoli e passa di matrimonio. Ad esempio quelli nell'esercito.

Il leader dell'Ukip, Nigel Farage, aveva chiesto«una presa di posizione della regina». Elisabetta II, secondo Farage - a sua volta indipendentista, perché vuole condurre la Gran Bretagna fuori dall'Europa - dovrebbe rinunciare alle «convenzioni che impongono alla monarchia di rimanere neutrale e pronunciarsi sul referendum scozzese». «La regina ha la responsabilità di dire cosa pensa - sostiene - in quanto il futuro stesso del Regno Unito è minacciato da un eventuale maggioranza di voti a favore dell'indipendenza». Ma Buckingham Palace, nei giorni scorsi, aveva ribadito che la sovrana non si pronuncerà «poichè la corona è costituzionalmente al di sopra della politica». Elisabetta II attenderà il risultato del referendum nel Castello di Balmoral. Il suo silenzio veniva considerato dagli osservatori un indizio che la monarchia fosse convinta che alla fine gli scozzesi e gli inglesi resteranno insieme. La dichiarazione fatta all'uscita della Messa induce a ritenere che qualcosa sia cambiato.





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