Da Roma al Kosovo: per la prima volta tutto il reggimento di Lancieri di Montebello in missione all’estero

Da Roma al Kosovo: per la prima volta tutto il reggimento di Lancieri di Montebello in missione all’estero
di Ebe Pierini
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Martedì 1 Luglio 2014, 03:01 - Ultimo aggiornamento: 2 Luglio, 12:59

Per la prima volta, in 155 anni di storia, lo stendardo del reggimento Lancieri di Montebello ha lasciato Roma. Destinazione: Kosovo.

Centoventi cavalieri provenienti dalla capitale, al comando al colonnello Angelo Minelli, compongono attualmente il contingente italiano nell’ambito del Multinational Battle Group West della missione KFOR e sono dislocati presso la base Villaggio Italia di Pec. In passato i cavalieri della capitale avevano partecipato a missioni in Somalia, Iraq, Libano, Afghanistan ma è la prima volta che l’intero reggimento si sposta da Roma.

I militari italiani contribuiranno, nei prossimi sei mesi, al mantenimento della stabilità e della pace in Kosovo, paese per anni martoriato dai contrasti tra popolazione di etnia albanese e serba che, dopo aver dichiarato la propria indipendenza nel 2008, oggi aspira ad entrare nell’Unione Europea. Un equilibrio delicato sul quale vegliano i militari italiani e di altre 29 nazioni. Ai cavalieri provenienti da Roma spetterà anche il compito di garantire la sicurezza del sito religioso del monastero di Visoki Decani, patrimonio dell’Unesco dal 2004.

Il comandante. «Per un romano è una piacevole coincidenza oltre che un onore comandare un reggimento che ha sede nella propria città». Non ha dubbi il colonnello Angelo Minelli, 45 anni, comandante dei Lancieri di Montebello che guida il contingente italiano in Kosovo. «Siamo molto legati a Roma perché è la città che ci ospita ma anche perché i Lancieri di Montebello nel 2011 ne hanno ricevuto la cittadinanza onoraria» racconta l’ufficiale che ha alle spalle una missione in Iraq ed una in Afghanistan.

«Il nostro intento è proseguire sulla strada tracciata dai reparti che ci hanno preceduto – spiega – Comincerò subito con l’avviare contatti con le autorità locali a partire dal sindaco di Pec perché, in fondo siamo ospiti a casa loro. Poi mi interfaccerò con i comandanti delle altre nazioni che partecipano alla missione KFOR. Abbiamo l’intento di rinsaldare la sicurezza dell’area in cui operiamo. L’impegno sarà quello di mantenere sempre altissima l’attenzione – prosegue – Il nostro intento è quello di portare a compimento al meglio questa missione e di onorare quello stendardo che poi riporteremo a Roma».

E rivolge un ricordo al tenente romano dei Lancieri di Montebello, Andrea Millevoi, caduto il 2 luglio 1993 nella battaglia del pastificio, in Somalia. «È come se fosse in missione qui con noi – racconta – Lo ricordiamo costantemente. Il giorno prima della nostra partenza da Roma per il Kosovo, alla cerimonia di saluto, abbiamo voluto che ci fossero anche i genitori del tenente Millevoi».

I militari romani. Sono 6 i romani, oltre al comandante Minelli, attualmente impegnati nella missione KFOR, nella base di Pec. «Mi ricordo che, da piccolo, in tv, mi capitò di vedere le immagini dei profughi che fuggivano dal Kosovo e non le ho mai dimenticate – racconta il 1° caporal maggiore Michael Casetta, 25 anni e una precedente missione in Libano alle spalle – Ora sono qui e voglio fare qualcosa di utile per questa gente».

«Sono felice al pensiero di potermi confrontare con gli eserciti delle altre nazioni che operano in Kosovo – racconta il tenente Marco De Dominicis, 28 anni – Affronterò questi 6 mesi di missione con entusiasmo. So che manco molto alla mia famiglia ma i miei genitori sanno che sto facendo quello che desidero».

Il maresciallo Emanuele Casciano, 43 anni, ha due precedenti missioni alle spalle in Iraq ed Afghanistan. A Pec sta in sala operativa. «Ogni volta che mi reco in teatro operativo mi tornano alla memoria le sensazioni vissute nelle esperienze passate. Ricordo la paura che ho provato talvolta in Iraq e in Afghanistan ma anche la gioia di condividere l’impegno lontano da casa con i colleghi – racconta – Ora sono orgoglioso di partecipare alla prima missione all’estero del nostro reggimento».

Il caporal maggiore Francesco Marredda, 24 anni, in teatro operativo è impegnato nelle pattuglie di sicurezza presso il monastero di Decani. «Sono molto emozionato perché si tratta della prima esperienza all’estero – racconta – Voglio arricchire il mio bagaglio di esperienze ed affrontare con entusiasmo questa missione». Seconda esperienza in Kosovo per il 1° caporal maggiore Daniele Giannini, 27 anni, che ha alle spalle anche una missione in Libano. “Ho trovato un Paese migliorato rispetto al 2008 e ho notato che la ricostruzione sta facendo enormi passi avanti” commenta.

Il calciatore. Il 1° caporal maggiore Marco Pea, 30 anni, romano di Monteverde, invece, quando non indossa la mimetica inforca gli scarpini da calcio. Militare e calciatore. Cavaliere dei Lancieri di Montebello e centrocampista del Trastevere con il quale nell’ultimo campionato di promozione ha segnato ben 4 goal.

Spesso è difficile far convivere l’amore per il proprio lavoro con la passione per lo sport e l’attaccamento alla maglia di una squadra. Marco ci riesce. È alla sua seconda missione all’estero dopo una precedente in Libano. «Sarà un’esperienza nuova e stimolante e sono sicuro che lavorare con soldati di molte altre nazioni arricchirà il mio bagaglio professionale – racconta - I compagni di squadra del Trastevere riprenderanno gli allenamenti ad agosto e io potrò riunirmi alla squadra solo a dicembre, al rientro dalla missione. Avevo già avvisato loro e il mister che sarei partito. D’altronde sanno che faccio questo lavoro e mi hanno sempre concesso di saltare qualche allenamento o di arrivare un po’ in ritardo».

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