Russia, liberate le Pussy Riot Maria Alyokhina e Nadia Tolokonnikova

Nadezhda Tolokonnikova
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Lunedì 23 Dicembre 2013, 07:48 - Ultimo aggiornamento: 24 Dicembre, 16:33

Sono state rilasciata oggi, in seguito all'amnistia approvata dalla Duma russa, le due Pussy Riot Maria Alyokhina e Nadia Tolokonnikova. detenuta in Siberia.

«Una profanazione». «Se avessi potuto, avrei rifiutato la misericordia» di Putin, sono state le prime parole di Alyokhina dopo la liberazione. Alyokhina ha definito l'amnistia «Non un atto umano, ma profanazione». In base alla legge infatti, spiega, «non viene rilasciato nemmeno il 10 % dei detenuti», mentre le donne incinta, incluse ufficialmente nel testo, sono per la maggior parte in carcere per reati gravi e dunque non ne beneficeranno. Appena rilasciata, Aliokhina non è partita subito per Mosca, ma si è recata al locale ufficio della ong «Comitato anti Tortura», un gruppo di avvocati difensori dei diritti umani, per discutere di una sua denuncia scritta in cella.

Maria non rimpiange la «preghiera punk» cantata a febbraio 2012 nella Cattedrale di Cristo Salvatore che le è costata quasi due anni di prigione. «Siamo pronte a ripeterla.

Ma vorremmo cantare la canzone fino alla fine. Dovrebbe essere ascoltata nella sua interezza, non solo un verso», ha detto ai giornalisti. Affermando, riguardo alle Pussy Riot, che «il gruppo, naturalmente, esiste ancora», e potrebbe tornare in attività: «dovremmo incontrarci e risolvere questa questione».

La detenzione per la preghiera blasfema. Alyokhina, che dall'agosto 2012 scontava due anni di prigione per una preghiera blasfema anti-Putin nella cattedrale di Mosca, in carcere a Nizhni Novgorod, «è stata liberata, tutti i documenti sono stati redatti e firmati», ha detto l'avvocato, e molto probabilmente già oggi tornerà a casa in treno.

La liberazione di Nadia. Nadia Tolokonnikova ha lasciato l'ospedale carcerario Krasnoiarsk in Siberia. Ad attenderla il marito e numerosi giornalisti. Il suo rilascio era stato annunciato proprio dal marito Piotr Verzilov all'agenzia Interfax. Subito dopo la sua uscita di prigione, secondo quanto riferiscono via Twitter testimoni sul posto, avrebbe gridato: «Russia senza Putin!».

L'amnistia. Approvata dalla Duma il 18 dicembre, l'amnistia dovrebbe vedere a breve anche il rilascio degli attivisti di Greenpeace della Arctic Sunrise, tra cui l'italiano Cristian D'Alessandro. Ma ha sollevato le critiche dei difensori dei diritti umani russi perchè «troppo ristretta»: coinvolge circa 25mila persone di cui solo una minoranza si trovano effettivamente in carcere.

La Chiesa russa Si dice «pronta al dialogo» con le due Pussy Riot la Chiesa ortodossa russa che ha avuto un ruolo importante nella loro vicenda e condanna a due anni di carcere. «Spero che le due donne potranno rivalutare alla radice l'azione da loro compiuta in Chiesa e quanto dolore hanno causato alle persone credenti», ha dichiarato oggi all'agenzia Itar-Tass Vsevolod Chaplin, capo del dipartimento per i rapporti tra il Patriarcato e la società, auspicando che le ragazze «non avranno mai più il desiderio di ripeterlo». In particolare Chaplin ha detto di vedere nella posizione di Aliokhina, liberata oggi in seguito all'amnistia approvata dalla Duma, «una certa evoluzione». Ma non ha risparmiato una stoccata ironica: «Queste dame non sono del tutto perse per il regno dei cieli. Dio le ama, come tutti i suoi figli. Ma aspetta da loro un pentimento», ribadendo che la Chiesa è aperta al dialogo con tutti, «anche con questi personaggi, se esprimeranno tale desiderio».

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