Presidenziali Usa, Romney dice no a terza candidatura. E Bush ringrazia

Presidenziali Usa, Romney dice no a terza candidatura. E Bush ringrazia
di Anna Guaita
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Venerdì 30 Gennaio 2015, 18:30 - Ultimo aggiornamento: 1 Febbraio, 17:20
NEW YORK – Il drappello di candidati alla presidenza americana nelle elezioni dell’anno prossimo comincia a prendere forma. Per lo meno adesso sappiamo che in casa repubblicana non ci sarà un terzo tentativo da parte di Mitt Romney. L’ex governatore del Massachusetts che perse alle primarie del 2008 contro il senatore John McCain e che poi perse contro Barack Obama alle presidenziali del 2012 ha detto che non intende ripresentarsi.



La notizia è arrivata attraverso una telefonata-conferenza con i sostenitori. Era almeno un mese che invece si credeva che Romney intendesse lanciare il cappello nel ring una terza volta. Anzi si era anche saputo che la moglie Ann, che era stata contraria la prima e la seconda volta, era favorevole a un terzo tentativo.



Romney ha rilasciato un breve comunicato molto sportivo e “patriottico”, come l’ha definito il suo più diretto e probabile rivale, l’ex governatore della Florida Jeb Bush: "Ho deciso che è meglio dare ad altri leader del partito l’opportunità di diventare il prossimo prescelto – recita la dichiarazione di Romney -. Non voglio ostacolare l’emergere di qualcuno che potrebbe avere migliori possibilità di diventare presidente”.



La marcia indietro di Romney significa che i suoi ex collaboratori, i suoi sostenitori e i suoi finanziatori sono ora liberi di aiutare altri. E lui stesso potrebbe ricoprire il ruolo cosiddetto di “king maker”, cioé dare l’investitura a un altro candidato, rafforzandone fortemente le chances. E due sarebbero i possibili suoi delfini: il governatore del New Jersey Chris Christie, e lo stesso Jeb Bush. Sia Christie che Bush sono esponenti dell’ala centro –destra, più moderata rispetto a candidati come il senatore Ted Cruz, vicino al Tea Party, o Marco Rubio, giovane e ambizioso senatore della Florida. Una posizione diversa, abbastanza originale è invece quella del senatore del Kentucky, Rand Paul, che su certi punti è molto conservatore ma su altri ha posizioni libertarie che piacciono ai giovani.



Su questo drappello giocheranno una forte influenza i fratelli Charles e David Koch, ultra-miliardari (ognuno dei due ha un patrimonio valutato sopra i 44 miliardi di dollari) e ultra-conservatori, che hanno annunciato di voler più che raddoppiare i 400 milioni di dollari che avevano già investito nelle elezioni del 2012. Nel 2016, hanno ufficialmente annunciato, stanzieranno 889 milioni di dollari per influenzare e sostenere le cause a loro care.



In campo democratico è oramai arcinoto che si aspetta la decisione di Hillary Clinton. L’ex first lady, ex senatrice ed ex segretaria di Stato probabilmente annuncerà la sua candidatura in luglio. Ci sono altri possibili candidati, ufficiali e no, ma nessuno ha le stesse chance di Hillary. La senatrice Elizabeth Warren, amatissima dai liberal per la sua lotta contro le malefatte di Wall Street, ha già detto di non volersi presentare. Interessato è invece il senatore del Vermont Bernie Sanders, ancora più liberal della Warren, e con scarsissime possibilità di affermarsi. O l’ex senatore della Virginia, Jim Webb, ex Marine, eroe del Vietnam, ed ex ministro della Marina: molti lo vedono come l’anti Hillary del partito, un moderato che attirerebbe il voto degli uomini bianchi, che hanno abbandonato in massa il partito negli ultimi anni. Ma ben pochi ne conoscono il nome, e una sua candidatura sarebbe tutta in salita contro la popolarissima Hillary.