Era il 23 maggio del 2008, Ifergan aveva appena terminato di lavorare – è un ragioniere – e di ritorno a casa si ferma a fare la spesa in un supermercato. È sera, il sole è già tramontato, sono passate le 20.30, quando pensa di tentare la fortuna, così compra due biglietti per il Super7, una lotteria a estrazione settimanale, come il nostro Superenalotto. Il termine per il concorso di quel 23 maggio è alle 21, Ifergan timbra il primo biglietto alle 20.59. Il secondo, invece, alle 21 e sei secondi. Il negoziante gli conferma che il secondo biglietto sarebbe valido per l'estrazione della settimana successiva: «Lo vuole tenere o lo butto via»? Chiede il commerciante. Ifergan fa spallucce: «Lo tengo, va bene».
La linea d'accusa tenuta dagli avvocati di Ifergan è di tipo meccanico: le macchine del Loto-Quebec sono in grado di timbrare un biglietto per volta e per convalidarlo il macchinario impiega sette secondi. La difesa conferma ma ammette anche che in passato la società aveva già avvisato i propri clienti come il ritardo massimo di registrazione fosse di dieci secondi e che a valere è soltanto l'orario timbrato, che è quello di uscita dalla macchina.
Il tentativo di Ifergan di riavere i suoi soldi gli è costato in spese legali una cifra intorno ai 100.000 dollari canadesi. Il ragioniere insiste: «Ne è valsa la pena, so di aver ragione, il contratto è stato realizzato prima del termine dell'orario» ha detto appena uscito dalla camera della Corte Suprema.