Tre settimane dopo si è presentato con un certificato di ospitalità, che non è un contratto di affitto». La vita di Elisabetta è presto diventata impossibile, il locale - che non ha l'abitabilità - le serviva soltanto per stendersi nel piccolo letto. Neppure i libri entravano in quel sottotetto in cui per entrare bisogna stendersi sulla schiena. «Quando gli ho fatto sapere che me ne sarei andata e che doveva darmi le ricevute - racconta - sono rientrata la sera e me lo sono ritrovato in casa. Era fuori di sè, gridava 'italiana di merdà, aveva buttato via tutti i miei libri e quando ha visto che stavo chiamando la polizia mi ha strappato il cellulare e mi ha spinto buttandomi a terra. Mi ha aiutato la vicina di casa». Il proprietario dell'appartamento, ha detto la polizia ad Elisabetta, ha precedenti penali per aggressione e qualche problema psichiatrico, ma - spiega la ragazza - «gira in decappottabile ed ha camicie costosissime». Ha trascorso una notte in commissariato e adesso rischia una condanna per violenze e affitto abusivo. In difesa di Elisabetta, e accorsa anche la DAL, l'associazione francese per diritto all'alloggio. Che per casi come quello capitato alla giovane italiana, chiede che le condanne siano per tutti fino a 3 anni di carcere e a 30.000 euro di ammenda.
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