Ebola, l'Onu: crisi umanitaria, sociale ed economica, minaccia pace e sicurezza

Ebola, l'Onu: crisi umanitaria, sociale ed economica, minaccia pace e sicurezza
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Giovedì 18 Settembre 2014, 12:29 - Ultimo aggiornamento: 19 Settembre, 11:44

Il Consiglio di Sicurezza dell'Onu ha adottato all'unanimit una risoluzione per espandere la risposta globale alla diffusione di Ebola in Africa occidentale, che chiede di non isolare i Paesi colpiti. Tra i co-sponsor del documento c' anche l'Italia. Nel documento si afferma che «la diffusione di Ebola costituisce una minaccia per la pace e la sicurezza internazionale», e si chiede agli Stati membri di «fornire assistenza urgente, compresi ospedali da campo e personale».

I Quindici invitano inoltre gli Stati membri ad abolire le restrizioni sui viaggi e alle frontiere imposte a causa di Ebola, che contribuiscono ad un ulteriore isolamento dei Paesi colpiti«. Anche le compagnie aeree e navali vengono invitate a mantenere i collegamenti con tali Paesi.

«Ebola non è solo un'epidemia, non è solo un'emergenza sanitaria, ma è una crisi umanitaria, sociale, economica, e una minaccia per pace e sicurezza internazionale», ha detto il direttore dell'Oms, Margaret Chan, nel corso della riunione del Consiglio di Sicurezza Onu. Il segretario generale Ban Ki-moon ha annunciato che le Nazioni Unite creeranno una missione speciale di emergenza (Unmeer) per contrastare la diffusione del virus in Africa occidentale, inviando personale nei Paesi più colpiti (Sierra Leone, Guinea e Liberia).

Minaccia per la pace e la sicurezza internazionale Nel documento si afferma che «la diffusione di Ebola costituisce una minaccia per la pace e la sicurezza internazionale», e si chiede agli Stati membri di «fornire assistenza urgente, compresi ospedali da campo e personale». I Quindici invitano inoltre gli Stati membri ad abolire le restrizioni sui viaggi e alle frontiere imposte a causa di Ebola, che contribuiscono ad un ulteriore isolamento dei Paesi colpiti«. Anche le compagnie aeree e navali vengono invitate a mantenere i collegamenti con tali Paesi.

La missione Unmeer Ban ha affermato che le priorità strategiche della missione saranno quelle di fermare la diffusione della malattia, curare i pazienti infetti, garantire servizi essenziali, preservare la stabilità e prevenire la diffusione nei Paesi dove il virus non si è ancora diffuso.

L'allarme di Strasburgo La comunità internazionale «ha sottovalutato» l'epidemia di ebola ed ha «tardato a elaborare» una risposta, ma ora il Consiglio di Sicurezza Onu pensi ad inviare risorse di difesa militari e civili, mentre la Ue deve intensificare gli sforzi a tutto campo, aveva chiesto stamani il Parlamento europeo che in una risoluzione comune bipartisan (cui si sono associati i pentastellati Castaldo e Corrao) approvata a stragrande maggioranza dalla plenaria «esorta» il Consiglio Ue a convocare una ministeriale «per stabilire un piano d'emergenza».

Gli europarlamentari ricordano che la Commissione ha stanziato 147 milioni di euro, ma che di questi «solo 11,9 milioni sono specificamente destinati ad alcuni dei bisogni umanitari più urgenti». Il Parlamento quindi chede da una parte aumento degli aiuti finanziari, dall'altra vuole controlli perchè «l'intero importo previsto per porre fine al dilagare dell'Ebola sia effettivamente destinato alla lotta contro l'epidemia enei paesi colpiti dal virus e non utilizzato per altri fini».

Inoltre propone che i 28 coordinino voli per stabilire ponti aerei nelle zone colpite per inviare personale specializzato ed attrezzature in grado di affrontare quella che la Oms ha definito l'epidemia «la più grande mai registrata» ed «un'emergenza sanitaria pubblica di rilevanza internazionale». Infine ai governi europei si chiede «un controllo scrupoloso dell'infezione» dando al pubblico «informazioni più complete sui rischi» e nel contempo di «coordinare e rafforzare la ricerca medica e la produzione di medicinali e vaccini efficaci» contro l'Ebola e ad accelerare gli studi clinici per le potenziali cure già esistenti.

«Rischio di contagio dell'Ebola in Italia non c'è, come ha detto bene in tutte le sedi pubbliche il ministro in questi giorni». Così il Direttore Scientifico dell'Istituto Lazzaro Spallanzani, Giuseppe Ippolito, a margine della visita istituzionale del presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti alla struttura, individuata come centro di riferimento nazionale per la gestione dell'emergenza ebola. «Il rischio di contagio é zero - ribadisce Ippolito - o assolutamente vicino allo zero. L'Italia ha la capacità di gestire eventuali casi. Il grande lavoro va fatto in Africa, e le istituzioni italiane devono lavorare lì». A chi gli chiede se, in caso di arrivo di pazienti infetti, lo Spallanzani sia attrezzato per fare fronte, Ippolito replica: «Non ci sono al momento farmaci in nessuna parte del mondo di reale efficacia. Lo Spallanzani farebbe richiesta all'Oms dei farmaci sperimentali, ma nessuno di quelli finora disponibili ha dato prova di reale efficacia. L'Italia in ogni caso é pronta, e devo dire che il nostro ministero della Sanità ha fatto realmente un grande lavoro».

L'infermiere guarito. Will Pooley, l'infermiere ventinovenne inglese sopravvissuto all'Ebola, si è recato negli Stati Uniti per donare il sangue e cercare di salvare la vita di un'altra vittima del virus. Due settimane fa Pooley era stato dimesso dal Royal Free Hospital, a nord-ovest di Londra, dove era stato curato in una speciale unità di isolamento. Si ritene che l'infermiere e il paziente destinatario di una possibile terapia con anticorpi naturali ottenuti dal suo sangue, la cui identità non è stata resa nota, abbiano lavorato insieme in Sierra Leone, riporta la Bbc news online. Come sopravvissuto alla malattia, Pooley potrebbe aiutare la persona a combattere il virus attraverso gli anticorpi naturali che sono presenti nel suo sangue. Dal Regno Unito l'uomo è volato ad Atlanta, grazie a un passaporto di emergenza rilasciato dal Foreign and Commonwealth Office, dato che il suo era stato bruciato insieme ad altri effetti personali come precauzione per fermare il diffondersi del virus.

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