Nucleare Iran, Obama: «L'alternativa all'accordo è la guerra»

Nucleare Iran, Obama: «L'alternativa all'accordo è la guerra»
di Anna Guaita
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Mercoledì 5 Agosto 2015, 21:12 - Ultimo aggiornamento: 6 Agosto, 21:38
New York – Manca ancora più di un mese, ma il dibattito è già infuocato. Gli Stati Uniti sono divisi sul nucleare iraniano, e i pro e i contro hanno intavolato una serrata campagna per convincere il Senato a votare una legge che boccerebbe l’accordo, quando il Congresso riaprirà, in settembre.



E ieri è sceso di nuovo in campo Barack Obama, con un forte discorso dal palco della stessa università dove nel 1963 John Kennedy sollecitò gli americani a non aver paura di negoziare con l’Urss. Alla Amaerican University Obama ha insistito che si è arrivati a un bivio e “la scelta è tra la diplomazia, e una qualche forma di guerra”. Ha anche insistito che l’accordo garantirà che l’Iran non potrà fornirsi di un’arma nucleare, e ha criticato gli oppositori dell’accordo, paragondoli ai “falchi” che nel 2003 vollero la guerra contro l’Iraq, una guerra i cui perversi effetti "si sentono ancora oggi".



Il presidente ha cercato di porgere un rametto d’olivo a Israele e ai suoi sostenitori negli Usa, ammettendo che il governo israeliano “ha ragione di diffidare da ogni cosa che il governo iraniano dica”, e ha anche ricordato di (contrariamente all’opinione comune) essere stato il presidente che ha più contribuito alla difesa di Israele. Ma ha di nuovo insistito che la migliore difesa dello storico alleato è di impedire che l’Iran abbia l’arma nucleare, perché dalle armi convezionali il paese viene efficacemente difeso già ora.



Obama ha analizzato a fondo l’accordo, ha contestato punto per punto le critiche, ha ammonito che rifiutarlo indebolirebbe l’immagine degli Usa come potenza mondiale, e soprattutto spaccherebbe quella coalizione che “è riuscita a portare l’Iran al tavolo del negoziato, grazie a forti sanzioni”. Ha di fatto detto che se il Congresso bocciasse l’accordo, la coalizione si sfalderebbe e le sanzioni salterebbero, e l’Iran avrebbe mano libera per “accelerare la creazione di un’arma nucleare”. Bocciarlo cioé “sarebbe un vantaggio per il partito degli intransigenti, ma quelli di Teheran”, e il Congresso si troverebbe “alleato della Guardia Repubblicana”.



Il Paese è diviso con il 35 per cento a favore, il 32 contrario e un altro 32 che non sa decidere. Su questa minoranza di indecisi sta per piovere una fitta gragnuola di spot tv pagati dai sosteniori di Israele, che hanno raccolto venti milioni di dollari per far pressioni sull’opinione pubblica, e quindi su deputati e senatori.



In compenso la Casa Bianca ha mobilitato gli ambasciatori europei, che sono andati a parlare di persona ai senatori, nonché i dirigenti dell’Agenzia Atomica dell’Onu (che dovrà mandare gli ispettori in Iran), e vari esponenti del Gabinetto presidenziale.
Nei giorni prossimi, i senatori potranno avere incontri a porte chiuse sia con il ministro dell’energia Ernest Moniz, massimo esperto nucleare dell’Amministrazione nonché docente del Massachusetts Institute of Technology, sia con il segretario di Stato John Kerry che il vicepresidente Joe Biden: “Non dovranno che chiedere, se hanno dei dubbi, e cercheremo di chiarirli” ha promesso Obama. E nel chiudere il lungo intervento, ha sollecitato gli ascoltatori: “Scrivete ai vostri deputati e senatori”, nell’ovvia speranza che il pubblico, memore della guerra in Iraq, si schieri con lui.
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