«Urla e polvere, era un inferno: i palazzi cadevano in un attimo»

«Urla e polvere, era un inferno: i palazzi cadevano in un attimo»
di Stefano Ardito
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Domenica 26 Aprile 2015, 06:31 - Ultimo aggiornamento: 09:29
NUOVA DELHI - Un organizzatore di spedizioni e di viaggi, per istinto, prima bada ai clienti e poi a sé. Nima Nuru Sherpa ieri ha fatto il contrario, e ha fatto bene. Nato a Namche Bazaar, villaggio ai piedi dell'Everest, Nima è diventato negli anni un famoso imprenditore del turismo. È lui a fornire voli, hotel, guide e portatori a decine di trekking e di spedizioni italiane ogni anno.



Ieri mattina Nima ha badato prima di tutto ai suoi. «Io e la mia famiglia siamo scossi ma stiamo bene» è il primo messaggio che arriva, tramite Facebook e Twitter, dalla sua casa di Katmandu. Sono le 12.32 nepalesi, le 8.47 del mattino in Italia. Poi, messo il resto della famiglia al sicuro, Nima percorre le strade devastate della città per mettere in salvo i suoi clienti. «Le strade erano piene di buche, i pali della luce sono crollati. Nel quartiere di Thamel, quello dei turisti, sono cadute decine di palazzi» racconta Nima. Due ore dopo la scossa, però, anche la seconda missione è compiuta. «Abbiamo recuperato tutti i clienti, stanno bene anche se l'albergo è crollato. Siamo riusciti a trasportarli in un hotel intatto. Quando l'aeroporto riaprirà potranno tornare in Italia».

IN AUTO DURANTE IL SISMA

Per altre migliaia di cittadini di Katmandu, salvare sé stessi e i propri cari non è così semplice. «Stavo guidando, l'auto ha iniziato a vibrare, non sapevo cosa fare» racconta Rajan Bhattarai, di Lalitpur, uno dei centri della valle di Katmandu.



«La scossa ha colpito quando passavo accanto alla torre di Dharara, l'ho vista crollare. C'erano solo urla e polvere» aggiunge Sujata Thapa, 22 anni, della capitale. «Quando il terremoto ci ha colpito la gente è scappata dalle case, terrorizzata. Anche molti medici sono fuggiti dagli ospedali» racconta Yubaraj Ghimire, direttore dell'Annapurna Post.



Nelle ore che seguono il sisma, migliaia di abitanti di Katmandu si mettono a lavorare per estrarre morti e feriti dalle macerie. Altri vagano sconvolti, affidando ai social media impressioni e immagini della città e dei centri vicini come Bhaktapur e Patan.

Vidya Hirachan Piya, titolare di un'altra agenzia di trekking, mette al sicuro la figlia, poi si preoccupa dei parenti che vivono nell'ovest del paese. «Finalmente ho avuto notizie da Pokhara. Danni gravi, ma poche vittime. In famiglia stanno tutti bene» posta su Facebook otto ore dopo il sisma.



Arrivano notizie contraddittorie dalla zona dell'Everest, che in questo periodo ospita centinaia di alpinisti e di sherpa. «Scendono delle valanghe spaventose, siamo bloccati al Campo I, pregate per noi» scrive in un drammatico tweet l'alpinista statunitense Dan Mazur.



VOCI DAL CAMPO BASE

Altre voci dal campo base raccontano di valanghe spaventose e di decine di morti. Poi arrivano delle informazioni migliori. «Noi stiamo bene. Abbiamo visto crollare dei seracchi dai pendii del Pumori, ma non hanno investito il campo base» spiega Annalisa Fioretti, un'alpinista di Vicenza che punta alla cima del Lhotse, 8511 metri, con un team diretto dalla guida alpina Mario Vielmo. Dai campi alti, però, non arrivano notizie sicure. La stima dei morti scende da 30 a 8, poi risale a 18. Per le certezze bisogna attendere il nuovo giorno.



L'EPICENTRO

Qualche chilometro a valle dell'Everest, il sisma scuote la Piramide, il laboratorio scientifico del Comitato Ev-K2-CNR. «Abbiamo avuto molta paura ma la Piramide è intatta. Il vicino edificio in muratura invece ha delle crepe» spiega al telefono satellitare Dorje Sherpa, uno dei tecnici che preparano il laboratorio per l'arrivo (che era previsto a maggio) dei ricercatori italiani.



«I nostri colleghi nepalesi stanno bene ma hanno molta paura per le loro famiglie, nei villaggi della zona o a Katmandu» aggiunge Gianpietro Verza, guida alpina lombarda che ogni anno vive alla Piramide per mesi.



«Nella regione dell'Everest ci sono decine di telefoni satellitari, ma l'epicentro è stato molto più a ovest, ai piedi dell'Annapurna. Centinaia di villaggi in tutto il Nepal non hanno né una strada, né una radio ricetrasmittente né un telefono. Perché le notizie arrivino ci vorranno molti giorni. Temo che non saranno buone».