Terremoto in Nepal, un alpinista: «Due italiani morti sotto una frana»

Terremoto in Nepal, un alpinista: «Due italiani morti sotto una frana»
3 Minuti di Lettura
Lunedì 27 Aprile 2015, 11:15 - Ultimo aggiornamento: 16:19
Due italiani, Renzo Benedetti e Marco Pojer sarebbero morti sabato in Nepal, travolti da una frana staccatasi dalla montagna mentre erano impegnati a 3.500 metri di quota in un trekking nella Rolwaling Valley.

Lo hanno riferito all'ANSA due loro compagni di spedizione che si trovano oggi a Kathmandu. I corpi non sono ancora stati recuperati.



Il drammatico racconto. «Ho sentito un boato dietro di me e poi ho visto una nube che scendeva spinta da un vento spaventoso. Mi sono messa a correre, ma sono stata investita da una pioggia di pietre e neve»: Iolanda Mattevi, trentina di 52 anni, ha raccontato all'ANSA come è miracolosamente sopravissuta a una slavina che sabato ha ucciso i due amici Renzo Benedetti e Marco Pojer nel nord del Nepal. L'incidente è avvenuto a circa 3.500 metri di quota sul sentiero del Langtang Trek, a nord di Kathmandu. Insieme all'amico Attilio Dantone e alle due vittime, era arrivata in Nepal agli inizi di aprile per una viaggio «che aveva sempre sognato». La donna si trova ora in un ospedale con un avambraccio e un dito fratturato. I medici hanno detto che le sue condizioni non sono gravi, ma dovrà rimanere per un pò di tempo sotto osservazione. «Renzo e Marco avevano fatto una deviazione per portare delle medicine a un'anziana nepalese che conoscevano - ha raccontato ancora - e quindi ci avevano detto di continuare a camminare perchè poi ci avrebbero raggiunti successivamente». Insieme ad Attilio aveva quindi raggiunto un punto di ristoro sul sentiero e stava bevendo un tè quando è arrivata la scossa di terremoto che ha fatto franare la montagna. «I nostri amici sono stati presi in pieno - racconta Attilio, che è guida alpina e gestisce un rifugio nella valle di Cembra - io invece ho trovato scampo sotto una roccia e così sono sopravissuto».
I due escursionisti sono arrivati stamani con un elicottero dell'esercito nepalese dopo aver passato tre giorni in un campo per sfollati a Langtang. Nell'incidente sono morti anche tre nepalesi che li accompagnavano: lo sherpa Sangha, 26 anni, padre di una bambina; il cuoco Prem, 48 anni e quattro figli, e l'aiuto cuoco Dawa, anche lui padre di alcuni bambini




«Abbiamo visto la morte in faccia», ha raccontato l'alpinista Mario Vielmo, uno dei cinque italiani che hanno raggiunto il laboratorio Piramide dell'associazione Ev-K2-Cnr, che si trova a 5.050 metri di quota sul versante nepalese dell'Everest. La testimonianza è stata raccolta con una registrazione audio della stessa associazione. Con Vielmo, di Lonigo (Vicenza) si trovano nel laboratorio Piramide altri quattro alpinisti italiani: Claudio Tessarolo e Annalisa Fioretti, entrambi di Vicenza, Sebastiano Valentini di Canazei (Trento) e Marco Sala, di Borca di Cadore (Belluno). «Stiamo tutti bene, per nostra fortuna - ha detto Vielmo - ci è andata veramente bene, siamo stati graziati. Lo posso dire perchè abbiamo visto la morte in faccia».

© RIPRODUZIONE RISERVATA