Neonato trovato morto nello “stabilmento degli orrori”: la polizia a caccia della madre

Neonato trovato morto nello “stabilmento degli orrori”: la polizia a caccia della madre
di Federica Macagnone
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Sabato 13 Dicembre 2014, 16:00 - Ultimo aggiornamento: 15 Dicembre, 11:37
La polizia britannica non demorde e vuole arrivare alla verità su quello che per alcuni è ormai diventato lo "stabilimento degli orrori": quello, cioè, dove nell'arco di 18 mesi sono stati trovati due bimbi morti.



Nonostante sia passato del tempo, gli inquirenti vogliono che questi crimini non restino impuniti e vogliono, tra l'altro, capire se ci sia un nesso tra i due casi.



Nessuno ha dimenticato, perché non è andato giù a nessuno il fatto che un neonato, abbandonato in mezzo alla spazzatura, sia stato trovato morto il 18 settembre 2013 su un nastro trasportatore in movimento in un impianto di riciclaggio. Il corpo fu scoperto da un operatore dell'azienda che si occupa della raccolta dei rifiuti, la Associated waste management di Shipley, nei pressi di Bradford, nel West Yorkshire. L'uomo, che stava separando i rifiuti misti dagli oggetti in vetro e carta, rimase sotto choc.



Si pensa che il bambino sia nato prematuro di quattro settimane e che sia morto poco dopo il parto, due giorni prima del ritrovamento. La polizia, nel tentativo di rintracciare la madre, ha inviato volantini a oltre 35.000 famiglie della zona invitandole a dare informazioni, ha rafforzato i contatti con gli ospedali e ha interrogato 15 donne potenzialmente sospette (anche se in seguito è risultato che alcune di loro avevano dato alla luce bimbi sani, mentre le altre non erano mai state incinte).



Le indagini, che non si sono mai fermate, hanno rilevato che nello stesso stabilimento, 18 mesi prima, era stata trovata una bimba non identificata, ma non c'è un Dna che possa associarla al neonato trovato nel settembre 2013. Le cause della morte del piccolo sono ancora ignote, ma il cadavere presenta diverse fratture.



Gary Normington, l'operaio che per primo avvistò il piccolo tra i rifiuti, ha detto in udienza: «Mi sembrava una testa: ho urlato a un collega di bloccare il nastro trasportatore e ho detto "è un bambino". E qualcuno ha ribadito "sì, lo è". Poi ho cominciato a sentirmi male e sono andato a sedermi su un gradino. Ho visto la testa e gli occhi di quel bimbo. Quell'immagine non mi abbandonerà più per chissà quanto tempo».



Non solo Gary: quell'immagine non abbandonerà le tantissime altre persone che hanno visto. Anche per questo la polizia non ha ancora chiuso l'inchiesta e non si dà per vinta, nonostante le possibilità di arrivare a una conclusione siano scarsissime. I medici dicono che i test del Dna, effettuati per trovare un link con i genitori del bimbo, finora hanno portato solo a un profilo parziale. Ma la partita, assicurano, non è ancora chiusa.