Un colpo di acceleratore si prevede anche per il «processo dei ricollocamenti», con la «comunicazione delle disponibilità a ricollocare dei diversi Paesi e con la nomina di 'liaison officers', preferibilmente entro il 16 novembre». «In parallelo Italia e Grecia velocizzeranno i passi preparatori per effettuare i ricollocamenti».
«Gli Stati membri, col pieno sostegno della Commissione e di Frontex - si legge - aumenteranno il numero dei rimpatri». Inoltre, «per far fronte alla potenziale mancanza di cooperazione da parte dei migranti al loro arrivo in Ue», nel pieno rispetto «dei diritti umani e del principio di non respingimento» si prevede di far ricorso a tutti gli strumenti disponibili comprese «misure coercitive, incluso, come estrema risorsa, il ricorso alla detenzione». Quanto invece a «centri» dove organizzare l'accesso alla protezione internazionale o al rimpatrio - elemento piuttosto controverso - nel documento ci si limita a parlare di «esplorare il concetto».
La replica di Alfano
«Non concederemo all'Europa nulla in più rispetto a quello che viene concesso a noi», così il ministro dell'Interno Angelino Alfano al suo arrivo al consiglio Ue. «Non si va a due velocità, cioè poca relocation e tanti hotspot», afferma ricordando che su 6 hotspot l'Italia ne ha aperto uno.
D'altra parte il ministro osserva: «i ricollocamenti sono un successo senza precedenti, perchè per anni si è parlato di equa ridistribuzione e non si è mai verificato quello che noi siamo riusciti a raggiungere, ossia, che migranti presenti nel sistema italiano vengano trasferiti in altri Paesi». E aggiunge: «non si è partiti ad alta velocità perchè si è in una fase di rodaggio, al tempo stesso a noi avevano detto di aprire sei hotspot e ne abbiamo aperto uno solo».
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