Migranti, Orban: non sono profughi, ma gente che aspira al benessere tedesco

Il primo ministro ungherese Viktor Orban
di Giulia Aubry
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Lunedì 7 Settembre 2015, 16:32 - Ultimo aggiornamento: 17:37
Viktor Orban non si ferma. La campagna contro i migranti del primo ministro ungherese continua. Dopo aver “subito l’invasione” del centro di Budapest e della sua stazione centrale, dopo aver cercato di impedire ai tedeschi - arrivati direttamente con le loro autovetture - di portare in Germania parte dei siriani bloccati nel paese, il leader della destra populista ungherese mette in discussione lo stesso status delle migliaia di profughi in fuga dalla guerra che da quattro anni dilania la Siria.



«La maggior parte dei migranti che stanno arrivando in Europa in questi giorni – avrebbe dichiarato oggi Orban, secondo quanto riportato dal quotidiano britannico Daily Mail – non appartiene alla categoria dei rifugiati ma degli immigrati. La dimostrazione è che non si fermano nel primo paese sicuro in cui entrano, ma vogliono il “benessere tedesco”». Con il termine immigrati Orban fa riferimento ai cosiddetti migranti economici, persone che lasciano il proprio paese perché non hanno un lavoro o non guadagnano abbastanza, una condizione che si adatta difficilmente a famiglie che hanno visto le loro case distrutte e i loro familiari uccisi sotto i bombardamenti o durante scontri a fuoco.



«Se vogliono andare oltre l’Ungheria – avrebbe continuato il Primo Ministro ungherese non è perché sono in pericolo, ma perché vogliono qualcos’altro. Il loro obiettivo è la Germania e lo stile di vita tedesco non la sicurezza fisica». I siriani di Orban sono, dunque, uomini e donne che vogliono diventare tedeschi e avere tutti i privilegi che tale appartenenza può offrire loro. Non scappano per salvare le loro vite ma – verrebbe da dire – per vedere le partite del Bayern Monaco. Una posizione che unisce in una sola condanna quelli che, al momento, sembrano essere i due principali nemici di Orban: i profughi siriani e la Germania della Merkel.



In uno strano gioco delle parti, oggi la Merkel e Orban, leader entrambi di paesi membri dell’Unione europea e dell’area di Schengen, rappresentano due modelli contrapposti nel modo di rapportarsi con la questione dei rifugiati siriani. Mentre in Germania la gente comune si è mobilitata e i primi profughi sono stati accolti da applausi sulle note dell’Inno alla gioia, colonna sonora dell’Unione europea, in Ungheria Orban parla dei limiti che la stessa Ue starebbe dimostrando nella situazione attuale.



«E’ evidente – ha affermato – che l’Europa non è più in grado di difendere i propri confini. E fin quando questa situazione continuerà non ha senso discutere di un sistema di quote per ospitare i migranti/profughi». Il primo passo, secondo Orban, sarebbe quello di aiutare finanziariamente la Turchia, il paese confinante con la Siria più grande e più sicuro, per mantenere i campi profughi e le strutture di assistenza già esistenti. Ma il suo obiettivo principale rimane il varo di una legge che gli permetta di schierare l’esercito ungherese per difendere i confini meridionali del paese. «Siamo minacciati – ha continuato – forse non dalla guerra ma sicuramente da un’invasione». Il “muro” di Orban forse non verrà mai costruito materialmente. Ma di sicuro esiste nella mente del leader della destra populista ungherese e di molti di coloro – non solo in Ungheria – che lo sostengono.