India, i marò rischiano di nuovo pena di morte: interviene il premier: «E' inaccettabile»

India, i marò rischiano di nuovo pena di morte: interviene il premier: «E' inaccettabile»
di Marco ventura
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Sabato 11 Gennaio 2014, 08:32 - Ultimo aggiornamento: 12 Gennaio, 14:07
ROMA - Pena di morte. Di nuovo lo spettro della condanna capitale per i mar Massimiliano Latorre e Salvatore Girone.

E di colpo torna incandescente la temperatura delle relazioni Italia-India, con vertici ministeriali a Delhi che avrebbero dato, da indiscrezioni del ministero dell’Interno raccolte dall’Hindustan Times, il via libera all’incriminazione per reati contro la sicurezza marittima e l’uccisione, il 15 febbraio 2012, di due pescatori al largo del Kerala.



LE ASSICURAZIONI

Indiscrezioni alle quali il premier, Enrico Letta, risponde convocando a Palazzo Chigi i ministri Bonino, Mauro e Cancellieri (Esteri, Difesa e Giustizia) e avvertendo poi in un comunicato stampa il governo indiano che sarebbe «inaccettabile» il mancato rispetto delle «assicurazioni date» sull’esclusione della pena capitale per i marò quando l’Italia decise di rimandarli in India, marzo 2013. «In caso contrario, il governo italiano si riserva di assumere, in ogni sede, tutte le iniziative necessarie». In ogni caso «il governo è impegnato con la massima determinazione è resterà al fianco dei marò e delle loro famiglie finché avremo raggiunto l’obiettivo di riportarli in Italia».

I tempi stringono per la chiusura formale delle indagini della NIA, la National Investigation Agency, l’FBI indiana. Per il ministro indiano dell’Interno, Shushil Kumar Shinde, nessuna decisione è stata ancora presa, ma «lo sarà fra due o tre giorni». E sapremo se a Latorre e Girone sarà applicata la legge “SUA Act” per la repressione degli atti contro la sicurezza della navigazione marittima, che punisce con la morte la morte provocata in mare.

Azzerato l’argomento della difesa italiana per cui la morte dei pescatori scambiati per pirati dai marò che erano sulla Enrica Lexie avvenne in acque non territoriali. Su quelle acque, in realtà “contigue”, l’India eserciterebbe «diritti sovrani». E la pena di morte non sarebbe esclusa. Questa la conclusione a cui sarebbe arrivato il vertice ministeriale a Delhi. «Massimiliano è tranquillo, è abituato da quasi due anni a queste voci che circolano e ci ha fatto il callo, aspettiamo riscontri», dice la compagna di Latorre, Paola Moschetti, rientrata ieri in Italia dopo le feste trascorse in India. «Siamo fiduciosi in quello che sta facendo il governo, non ci sentiamo soli». L’inviato per il caso dei marò, Staffan de Mistura, si trova a Delhi al fianco dei fucilieri di Marina da qualche giorno e ci resterà a oltranza.



I POLITICI

Intanto il caso diventa politico, in India e in Italia. In India a maggio ci saranno le elezioni e l’opposizione nazionalista cavalca la vicenda in chiave anti-Sonia Gandhi, leader del Partito del Congresso al governo, italiana di nascita. A Roma attaccano le opposizioni. Non solo i “Fratelli d’Italia” di Meloni-Crosetto, ma il M5S col deputato Daniele Del Grosso che annuncia una «trasferta a nostre spese con altri due colleghi in India». Pd e Forza Italia chiedono al governo di riferire alle Camere. E anche se il fratello di Salvatore Girone, Alessandro, ribadisce che «siamo tranquilli, voci sulla pena di morte girano da tempo ma come ha più volte ribadito pure De Mistura sappiamo benissimo che è una legge inapplicabile ai nostri ragazzi e senz’altro verrà smentita», alla Farnesina stanno studiando i possibili scenari, anche perché quando sarà formalizzata l’accusa si porrà il problema del passaggio della “custodia” dei marò dalla Corte Suprema al tribunale speciale. A fine mese. L’attuale libertà vigilata potrebbe non durare. Perciò si studiano tutte le mosse, dalle ritorsioni economiche al ritiro dell’Ambasciatore.
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