Los Angeles, bimbo torturato per mesi e poi ucciso dalla madre e dal compagno: era costretto a mangiare vomito e feci di gatto

Gabriel Fernandez
di Federica Macagnone
3 Minuti di Lettura
Mercoledì 20 Agosto 2014, 11:56 - Ultimo aggiornamento: 22 Agosto, 15:46

Gli ultimi otto mesi di vita del piccolo Gabriel Fernandez sono stati un inferno. La madre Pearl, 30 anni, e il compagno Isauro Aguirre, 34, avevano deciso che il bambino di 8 anni non dovesse avere più una vita normale: lo hanno prima picchiato, poi torturato e infine ucciso per ragioni ancora inspiegabili.

Ciò che invece è venuto alla luce, in questi giorni, sono stati i dettagli raccapriccianti di ciò che il piccolo doveva subire.

Un'escalation di violenza fino al 22 maggio 2013, quando il bambino è stato trovato in condizioni critiche nella casa di Los Angeles dopo aver subito un attacco senza pari.

Pochi giorni prima della morte, il bimbo era stato coperto di spray al pepe, costretto a mangiare il proprio vomito e rinchiuso in un armadio con un calzino in bocca per soffocare le sue grida. E tutto questo in un solo giorno. Erano mesi che Pearl e Isauro andavano avanti così. Secondo la ricostruzione dei due fratelli della vittima, il bimbo era stato costretto a mangiare feci di gatto e spinaci andati a male. Veniva regolarmente picchiato con la fibbia della cintura, con spranghe di metallo e, un giorno, la madre gli ha fatto saltare i denti con un colpo di mazza sulla bocca. A Gabriel non era mai permesso andare in bagno e veniva chiamato in modo dispregiativo “gay”. Più volte il bambino era stato mandato a scuola con abiti femminili ed era stato costretto a a scrivere una lettera in cui annunciava il suo suicidio.

Gli abusi avevano portato a diverse segnalazioni da parte della scuola ai servizi sociali ma, ogni volta che veniva fatto un controllo a casa, alla fine tutto si risolveva con un buco nell'acqua: i due fratelli della vittima venivano intervistati ma, sotto minaccia della madre, mentivano su quello che succedeva in casa. «Avevo paura che lo stesso trattamento fosse riservato a me. Non volevo essere il prossimo» ha dichiarato uno dei due ragazzini in aula. Il caso ha portato al licenziamento di due assistenti sociali che, nonostante i segni evidenti sul piccolo, non si erano resi conto che qualcosa a casa Fernandez non andava.

Il 22 maggio 2013 Gabriel si rifiutò di sistemare i suoi giocattoli e questo scatenò la reazione incontrollata di Pearl e di Isauro. «Abbiamo sentito le urla. Poi un tonfo. Infine il silenzio» ha raccontato il fratello tredicenne della vittima. La madre chiamò il 911 (il numero unico d’emergenza in Nord America) dichiarando che il bambino aveva sbattuto la testa su una credenza e aveva smesso di respirare: quando i paramedici arrivarono il bambino era nudo e incosciente. In ospedale i dottori rilevarono una frattura del cranio, varie costole rotte, bruciature di sigarette e lividi su tutto il corpo, anche sulle caviglie, segno che il bambino era stato legato. Ricoverato in ospedale, Gabriel morì il 24 maggio, due giorni dopo il brutale attacco.

Adesso le 800 pagine di testimonianze saranno fondamentali per determinare la pena da infliggere a Pearl e al compagno, entrambi in carcere in attesa di giudizio. I due si sono dichiarati non colpevoli ma su di loro pende l'accusa di omicidio e tortura.