Killer salvato dal patibolo all'ultimo secondo dalla madre della vittima

Killer salvato dal patibolo all'ultimo secondo dalla madre della vittima
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Giovedì 17 Aprile 2014, 20:46 - Ultimo aggiornamento: 19 Aprile, 08:29

Aveva gi il cappio al collo, la morte era una questione di attimi. Eppure, all'ultimo momento, arrivato l'insperato perdono da parte della famiglia

della vittima, che ha scongiurato l'ennesima esecuzione pubblica in Iran. Balal Abdullah, 20 anni,

era stato condannato a morte per aver ucciso a coltellate un suo coetaneo durante una rissa in strada, sette anni fa. Martedì era prevista l'esecuzione in piazza, in una città del nord del Paese, Noshahr. Urlando per la disperazione, Balal è stato trascinato fuori e gli è stato messo il cappio al collo. Quando tutto sembrava già scritto, la madre della vittima, invece di spingere via la sedia su cui si sorreggeva il condannato, come suo diritto per ''l'occhio per occhio previsto dalla sharia, lo ha risparmiato. Prima, lo ha schiaffeggiato, poi lo ha perdonato, e il marito gli ha tolto il cappio.

La donna, che aveva perso un altro figlio in un incidente stradale, ha raccontato ad un giornale di aver sognato il figlio tre giorni prima, che le diceva di non vendicarsi, assicurandole di trovarsi in un posto tranquillo. «L'assassino piangeva chiedendomi perdono, io l'ho schiaffeggiato, cosa che mi ha calmato, e poi gli ho detto: così ti punisco per il male che mi hai fatto. Alcune persone hanno applaudito, altre hanno pianto». Il padre della vittima ha poi sottolineato che si è trattato di un incidente e che Balal non voleva uccidere il figlio. Lo stesso Balal, che è stato riportato al carcere, avrebbe poi espresso tutta la sua commozione sottolineando: «Lo schiaffo ha separato il perdono dal patibolo e mi dispiace che nessuno mi abbia schiaffeggiato prima che io abbia preso il coltello».

Questa grazia è arrivata anche in seguito ad una massiccia campagna mediatica da parte di sportivi e artisti che avevano invitato i familiari della vittima al perdono. Un fatto insolito in Iran, secondo Paese al mondo dopo la Cina per numero di esecuzioni eseguite (369 nel 2013 secondo Teheran, almeno il doppio secondo Amnesty). Il regime è particolarmente criticato per le esecuzioni pubbliche, in passato aperte anche ai bambini, con fotografi autorizzati a documentarle. Tanto che il segretario generale dell'Onu Ban Ki-moon ha accusato il presidente Hassan Rohani di fare troppo poco per migliorare i diritti umani in Iran, definendo «impressionante» il ricorso alla pena di morte.

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