Assange: «Lascerò presto l'ambasciata». Il fondatore di Wikileaks soffrirebbe di cuore

Assange: «Lascerò presto l'ambasciata». Il fondatore di Wikileaks soffrirebbe di cuore
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Lunedì 18 Agosto 2014, 10:44 - Ultimo aggiornamento: 20 Agosto, 11:38

Julian Assange, il fondatore di Wikileaks rifugiatosi all'ambasciata dell'Ecuador a Londra, serebbe pronto a consegnarsi alle autorit in quanto affetto da problemi al cuore e ai polmoni.

«Io l'ambasciata la lascerò presto ma forse non per le ragioni che pensa lei», ha detto ai giornalisti Assange durante una conferenza stampa nell'ambasciata dell'Ecuador a Londra in cui l'attivista è rifugiato da due anni.

Durante la conferenza stampa Assange ha ripercorso la sua vicenda giudiziaria, poi, nel confermare che intende lasciare «presto» l'ambasciata dell'Ecuador a Londra, non ha fornito dettagli su ragioni nè sui tempi, limitandosi a sottolineare che accadrà «presto», appunto, ma «forse non per le ragioni riferite dai media del gruppo Mudoch e Sky News», ha detto.

«Contro di me c'è un'aggressiva indagine da parte degli Stati Uniti», ha detto ancora Assange. L'Ecuador «ha protetto i miei diritti», ha ricordato l'attivista, sottolineando che «c'è stata anche della mala informazione su questo caso, anche perché è molto complesso, ma anche perché purtropppo ci sono degli stati interessati alla risoluzione di questo caso, c'è il prestigio di molti stati in gioco e di molte organizzazioni, questo ha portato, a volte, a della cattiva informazione». Assange ha poi ribadito di non essere «stato incriminato di nessun reato qui nel Regno Unito».

Infine, rispondendo a una domanda sul suo stato di salute, ha detto: «È un ambiente in cui qualsiasi persona di buona salute avrebbe prima o poi delle difficoltà». Il fondatore di Wikileaks ha ricordato di «essere detenuto in questo Paese senza incriminazione per quattro anni e in ambasciata per due anni senza aree esterne».

Una folla di attivisti e di cronisti davanti all'ambasciata dell'Ecuador a Londra resta quindi in attesa che Julian Assange si consegni alle autorità britanniche: «presto» come ha detto lui stesso, forse già oggi.

Numerosi agenti di polizia si trovano di fronte alla sede diplomatica. Decine di giornalisti sono pronti a cogliere il momento in cui Assange uscirà mentre qualche attivista è venuto per dare il suo sostegno al fondatore di Wikileaks. Intanto un elicottero di Scotland Yard continua dal cielo a pattugliare la zona di Knightsbridge, vicino a Harrods.

Portavoce Wikileaks: «Valigia pronta». Julian «è pronto a lasciare a qualsiasi momento, appena questo ridicolo assedio fuori (dalla rappresentanza diplomatica) cesserà e gli sarà garantito un passaggio sicuro». Lo precisa la portavoce di Wikileaks, Kristin Hrafnsson, aggiungendo «la sua valigia è pronta». Quando le è stato chiesto se Assange intende consegnarsi alla polizia britannica, che soeveglia l'ambasciata 24 ore su 24, la risposta è stata «no».

L'Ecuador tenta mediazione con Londra. Il governo dell'Ecuador vuole incontrare il nuovo ministro degli Esteri britannico nel tentativo di superare l'impasse sul futuro di Assange, stando a media britannici.

Il ministro degli Esteri dell'Ecuador Ricardo Patino, comparendo oggi in conferenza stampa accanto al fondatore di Wikileaks, ha sottolineato che recenti modifiche nella legge britannica, con riferimento alle regole sull'estradizione, possono creare un clima più favorevole nella ricerca di una soluzione.

Forse problemi di salute. Secondo SkyNews, Assange necessita cure particolari in seguito a problemi cardiaci. Il DailyMail scrive dal canto suo che l'ambasciata dell'Ecuador ha chiesto l'autorizzazione per farlo ricoverare, sfruttando un'auto diplomatica come ambulanza, in modo da evitare l'arresto. Le autorità britanniche avrebbero respinto la richiesta.

Assange è ricercato dalla giustizia svedese, che intende ascoltarlo, dopo accuse di stupro nei suoi confronti. Il fondatore di Wikileaks si è rifugiato nell'ambasciata dell'Ecuador due anni or sono, nel timore - sostiene - di essere poi consegnato alle autorità statunitensi, pronte a chiedere una sua condanna all'ergastolo dopo la pubblicazione di decine di migliaia di documenti diplomatici riservati.

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