Italiani rapiti in Libia, il ministro Alfano: «L'Italia non tratta con gli scafisti»

Italiani rapiti in Libia, il ministro Alfano: «L'Italia non tratta con gli scafisti»
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Mercoledì 22 Luglio 2015, 17:24 - Ultimo aggiornamento: 23 Luglio, 17:44

Il rapimento degli italiani in Libia può essere una richiesta di scambio con degli scafisti detenuti? «Non credo che possiamo escludere una pista, ma facciamo lavorare chi ha titolo a farlo e a farlo nel silenzio»: lo ha detto Angelino Alfano a Skytg24. «Nessuno può dire se il rapimento possa essere attribuito» alla lotta agli scafisti.

Il ministro quindi non ha escluso alcuna pista ma poi il Viminale ha precisato: «L'unica cosa esclusa è che si tratti con gli scafisti». Il ministro Alfano non ha accreditato alcuna ipotesi di scambi con scafisti. Si è limitato a non escludere nessuna pista, invitando anzi a lasciare lavorare in silenzio chi di competenza.

Si ribadisce e si puntualizza dunque: nessuna pista esclusa, l'unica cosa esclusa è che si tratti con gli scafisti».

Il quotidiano online libico 'Akhbar Libia24', citando fonti di Sabrata, città sulla costa nord-occidentale del Paese, ha scritto che «i 4 italiani rapiti sarebbero stati portati in una zona desertica dove è facile trovare nascondigli». Secondo le fonti, «i rapitori hanno fatto scendere gli italiani dalla loro macchina, e li hanno fatti salire in un'auto obbligandoli a lasciare i loro telefoni cellulari». Il sito aggiunge che «l'autista dell'auto degli italiani è stato legato e abbandonato nel deserto».

Il portavoce di Fajr Libya - la milizia islamista che ha imposto un governo parallelo a Tripoli - ha affermato all'Ansa che il suo gruppo «non è dietro il rapimento degli italiani». «Non sappiamo chi li ha rapiti», ha detto Alaa Al Queck, «ma sappiamo che gli italiani si trovano nel sud-ovest e che entro 10 giorni saranno liberi». Alla domanda se il rapimento ha delle motivazioni politiche, o legate al pagamento di un riscatto, Al Queek ha aggiunto: «Ignoriamo i rapitori e dunque non ne conosciamo il motivo del gesto, ma quando lo sapremo lo riveleremo». La stessa fonte ha detto che Fajr Libya «sta cooperando con il ministero dell'Interno libico sulla vicenda».

«È evidente che faremo di tutto per liberare» i quattro italiani, ha aggiunto il ministro dell'Interno. Parlando dei luoghi più o meno sicuri nel mondo e di chi li raggiunge per lavoro, Alfano ha aggiunto: «Non possiamo imprigionare» gli italiani che si trovano all'estero, «c'è un'assunzione di responsabilità quando decidi di spostarti da un luogo protetto in cui ti trovi in un altro, attraversando zone pericolosissime. È un'assunzione di responsabilità che attiene alla libertà individuale».

«L'Italia sta pagando un conto molto salato all'instabilità della Libia. Gheddafi comunque dava una stabilità, non voglio dare giudizi ma era così. Poi quel regime è stato destabilizzato, e noi non vogliamo continuare a pagare il conto all'inerzia della comunità internazionale. Non si riesce a risolvere il problema e quel lavoro lasciato a metà porta l'Italia a pagare un secondo costo».

«Tutti sono nel mirino: è nel mirino qualunque paese che si batta per la tolleranza, la civiltà e il rispetto delle vite umane», ha spiegato il presidente Sergio Mattarella ai giornalisti che a Malta gli chiedevano se ci fosse un'offensiva fondamentalista in particolare contro l'Italia. Il rapimento dei quattro italiani in Libia rappresenta «una ferita aperta che speriamo si possa risolvere nel più breve tempo possibile», ha detto Mattarella a Malta spiegando che l'impegno dell'Italia per la soluzione della vicenda è «molto forte».