L'Italia pronta ai raid contro l'Isis ma prima vuole l'intesa con Mosca

L'Italia pronta ai raid contro l'Isis ma prima vuole l'intesa con Mosca
di Marco Conti
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Giovedì 8 Ottobre 2015, 05:45 - Ultimo aggiornamento: 9 Ottobre, 15:04

«Abbiamo deciso di contrastare con i nostri alleati con forza il Daesh (ndr Isis). In questo momento il governo iracheno ci sta dicendo che dobbiamo essere più determinati in questa lotta. E questo è un obiettivo che condividiamo ma non abbiamo ancora stabilito quali saranno i nuovi assetti altrimenti il governo l'avrebbe comunicato in Parlamento».

Tocca a Roberta Pinotti, ministro della Difesa, spingere sul pedale della frizione evitando accuratamente sia il freno- pacifista che l'acceleratore di chi voleva già i Tornado sui cieli dell'Iraq. Pazienza se il motore del governo si imballa costringendo il numero uno del Pentagono Ashton Carter, giunto in Italia in vista del riunione ministeriale della Nato a Bruxelles, a fare i conti con i tempi della politica italiana da tre giorni alle prese con una fuga di notizie che rischia ora di ritardare un possibile coinvolgimento dei nostri Tornado nelle operazioni di bombardamento dell'Isis in Iraq.

SLITTA

Difficile stabilire se l'indiscrezione pubblicata dal Corriere - che dava per certa l'operazione, senza il passaggio parlamentare che invece ora viene dato per scontato - sia servita per proteggere il bilancio della Difesa da ulteriori tagli o per sollevare un dibattito che di fatto concede al governo altro tempo. Resta il dato politico di una decisione che slitta senza che nessuno a palazzo Chigi sia in grado di porre una data certa anche sul passaggio parlamentare. «In aula a fine mese andrà il decreto sulle missioni - spiega un senatore della commissione Difesa - ma per ora si tratta di finanziare le missioni già in atto».

Un nuovo decreto, per sostenere l'attività di quattromila uomini che l'Italia ha ”sparso” dall'Afghanistan al Libano.

L'ultimo, forse, in vista di una legge quadro che dovrebbe cambiare anche il modo attraverso il quale si finanziano le missioni. Inserire nel decreto anche la partecipazione dei nostri militari in Kuwait ai bombardamenti, rischia però di rendere postumo il dibattito parlamentare.

Meglio, forse, far votare l'eventuale cambio delle regole di ingaggio della missione in Iraq dalle commissioni Difesa di Camera e Senato in modo da evitare nuove spaccature nella maggioranza e possibili gazzarre in aula. Il tempo in più, che ha concesso l'indiscrezione di un immediato intervento italiano, non è comunque molto. Matteo Renzi sa quanto l'amministrazione americana e il governo iracheno tengano ad un'adesione italiana alle azioni contro l'Isis. Non saranno certo i nostri quattro Tornado, o i più precisi caccia Amx già impiegati in Afghanistan a decidere lo scontro in atto, ma la scelta politica dell'Italia contribuisce a far salire il tono dell'impegno della coalizione anti-Isis alla quale il nostro Paese ha aderito nell'estate dello scorso anno. I giorni in più, prima del via libera che si dà per scontato, potrebbero però risultare decisivi per trarre l'Italia dall'imbarazzo di doversi schierare prima che Washington e Mosca abbiano realizzato quel coordinamento militare che dovrebbe rendere più efficace il contrasto al califfato. D'altra parte nei giorni scorsi era stato lo stesso Renzi a criticare la decisione francese di bombardare l'Isis in Siria.

Un «no» ad azioni unilaterali che il presidente del Consiglio condivide con il presidente della Repubblica Sergio Mattarella che ieri ha anche lui incontrato il segretario alla Difesa Usa Aston Carter.

Ovviamente il governo italiano valuta positivamente la rinnovata attenzione di Washington per il Mediterraneo, avvenuta anche a seguito del pesante interessamento di Mosca che da giorni bombarda le postazioni Isis in Siria «con un impressionante dispiegamento di forze», come lo ha definito l'ambasciatore americano alla Nato Douglas Lute. Ritiene però ancora poco chiaro il quadro politico nel quale l'azione militare dovrebbe svolgersi. Pur non volendosi in alcun modo sottrarsi agli impegni presi con la coalizione, per Renzi l'esperienza fatta in Libia, dove si è bombardato senza avere un progetto per il dopo. Aver posposto l'uscita di scena di Assad in Siria rappresenta per l'Italia un primo punto di chiarezza, ma rischia di non bastare senza un coordinamento militare e un progetto condiviso tra tutti gli attori, paesi arabi in testa, che pur si dichiarano nemici del califfato.

SCAMBIO

«La divisione tra i Paesi pro e quelli contro Assad è all'origine della più grande tragedia umanitaria degli ultimi anni», ha sostenuto martedì sera il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni. Parlando alle commissione di Difesa ed Esteri, il ministro ha anche spiegato che «in Libia si è alle fasi finali del negoziato» per avere un governo di unità nazionale. La richiesta di un ruolo da protagonista dell'Italia in Libia, avanzata da Renzi nel corso dell'assemblea delle Nazioni Unite, si lega alla possibile partecipazione dell'Italia ai bombardamenti in Iraq non tanto come ”scambio”, quanto come conferma dell'esistenza di un progetto politico per tutto il Mediterraneo.

All'ordine del giorno del vertice della Nato di oggi a Bruxelles, al quale parteciperà anche il ministro Pinotti, si discuterà di Siria e non di Iraq, anche perché la coalizione anti Isis non coinvolge la Nato. L'Italia arriva a Bruxelles pronta a discutere insieme agli alleati dell'azione militare russa in Siria, ma anche convinta che senza Mosca sarà difficile sconfiggere l'Isis.