La delegazione al seguito di Peres sarà composta dai rabbini Rasson Arussi, Daniel Sperber e David Rosen; dal leader spirituale della comunità drusa in Israele sceicco Moafaq Tarif e dal presidente della comunità islamica in Israele, sceicco Mohammad Kiwan. Nei giorni scorsi il rabbino capo (sefardita) d'israele Yitzhak Yosef ha impartito a sua volta a Peres una benedizione speciale, lodando fra l'altro il suo impegno «per la pace fra le Nazioni e per i suoi sforzi volti ad impedire che la religione sia utilizzata per giustificare il terrorismo e gli spargimenti di sangue». L'ufficio di Peres precisa che la cerimonia di invocazione per la pace avrà luogo in un giardino «privo di simboli religiosi» e che non costituisce un luogo di preghiera: «in ossequio alla tradizione ebraica».
L'iniziativa promossa dal Pontefice per la pace in Medio Oriente è senza precedenti, ma ha una vigilia carica di tensioni tra le due parti ancora in conflitto, con l'annuncio da parte del governo Netanyahu della costruzione di oltre 3000 nuove case per i coloni in Cisgiordania e a Gerusalemme est. Israele ha insomma scelto la linea dura, nel segno della continuità delle politiche di espansione degli insediamenti nei Territori, per rispondere alla nascita del governo di unità nazionale palestinese, appoggiato da Fatah e Hamas con la benedizione della comunità internazionale.
Una mossa, quella di Netanyahu, alla quale si sono subito opposti gli Usa e l'Ue, sollecitando un ripensamento, ma soprattutto la leadership palestinese: che ha contrattaccato annunciando un ricorso formale all'Onu.
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