Il palestinese vampiro di Isis: «Amiamo bere sangue e fare carne da macello»

Il palestinese vampiro di Isis: «Amiamo bere sangue e fare carne da macello»
di Giulia Aubry
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Giovedì 18 Settembre 2014, 16:46 - Ultimo aggiornamento: 19:10

Lo hanno gi soprannominato il “vampiro di Isis”. Rabie Shehada, 26 anni probabilmente originario della citta di Nazareth, comparso qualche giorno fa in un video su Youtube autodefinendosi “combattente di Isis” e lanciando un proclama agghiacciante.

«Siamo persone che amano bere il sangue – ha dichiarato nel breve video in cui appare al volante di una vettura che, nel montaggio, sembra far parte di una carovana di pick-up recanti le bandiere dello Stato Islamico - e faremo di voi carne da macello».

Il video ha immediatamente fatto il giro dei social, e un giornalista di Al Arabiya - emittente televisiva degli Emirati Arabi, tra le prime per ascolti nell’area del vicino e medio oriente - ha cercato maggiori informazioni sull’uomo per verificare l’effettivo legame con il movimento. Secondo quando raccolto dal corrispondente, il giovane arabo avrebbe cominciato a studiare ingegneria meccanica a Nazareth per poi sparire, attraversando il confine turco, in Siria ed unirsi ai ribelli dell’Esercito Siriano Libero (FSA) ritenuto l’ala moderata dell’opposizione ad Assad. Solo più tardi avrebbe deciso di abbracciare la causa radicale di Isis prendendo il nome di Abu Musaab al-Safouri. L’uomo avrebbe lasciato nella sua città di origine una moglie e un figlio che, scioccati dalle immagini mostrate loro, hanno però rifiutato di commentare la cosa. È ovviamente molto difficile oggi distinguere tra membri effettivi di Isis autorizzati a parlare per conto dell’organizzazione e cani sciolti vittime di un processo di emulazione. Il linguaggio del “vampiro” è però coerente con molti discorsi propri dell’estremismo radicale, oggi confluito nell’auto proclamato Stato Islamico.

Per il giovane Rabie «gli uomini di Isis amano la morte come i loro nemici amano la vita», una frase che in passato era riecheggiata nei proclami di Hamas così come in quelli di altri militanti Isis. È anche probabile che il riferimento al bere il sangue di un nemico possa essere una “sfortunata” traduzione dell’espressione – non meno cruenta e minacciosa – «siamo assetati di sangue» e che la connotazione “vampiresca” possa essere stata in qualche modo enfatizzata dai mezzi di informazione.

Qualunque sia però l’esito della valutazione e della corretta analisi del “video del vampiro”, è evidente che la strategia della tensione, indotta attraverso un uso sistematico dei social media da parte di Isis, sta ottenendo i suoi risultati. Nei giorni scorsi alcuni giornali hanno pubblicato notizie relative a discussioni nei forum jihadisti a proposito della possibilità di diffondere il virus Ebola oppure di utilizzare bombe improvvisate in città americane come Las Vegas o New York. Le strategie suggerite appaiono per lo più fantasiose e non realizzabili nel breve periodo, ma la capacità di ottenere visibilità nei media (soprattutto statunitensi) ha fatto sì che in un sondaggio della CNN della scorsa settimana il 70% degli intervistati dichiarasse di ritenere possibile un attacco di Isis sul suolo americano.

I “vampiri” e gli “untori” dell’auto proclamato Stato Islamico sembrano aver scatenato una vera e propria psicosi mondiale, al pari dei loro storici predecessori medievali e moderni. E hanno ottenuto, come primo risultato, una visibilità mai raggiunta prima da un movimento che – almeno fino ad ora – non ha mai operato al di fuori dei confini territoriali dell’istituendo “califfato”.